Alpini del Triveneto: sì all’adunata 2015 a Udine FOTO - VIDEO

La notizia arriva a Cargnacco durante la cerimonia per i 70 anni da Nikolajewka. Le testimonianze dei nove reduci di Russia: «Siamo miracolati della Julia»
Udine 03 febbraio 2013 Tempio, celebrazione dei 70 anni dalla battaglia Nikolajewka. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 03 febbraio 2013 Tempio, celebrazione dei 70 anni dalla battaglia Nikolajewka. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. La sezione Ana di Udine può contare sull’appoggio degli amici del Veneto e del Trentino Alto Adige: la sua candidatura a ospitare l’adunata degli alpini del 2015 ha incassato il parere favorevole di tutto il Terzo raggruppamento. L’ok è arrivato da Schio (Vicenza), dove sabato i presidenti delle sezioni del Triveneto si sono ritrovati per il consueto incontro di febbraio. A questo punto, l’unica concorrente di Udine per l’assegnazione dell’edizione numero 88 sembra essere L’Aquila. La decisione sarà presa a settembre dal Consiglio direttivo nazionale. È anche sullo sfondo di questa bella notizia che, ieri, a Cargnacco, è stato celebrato il 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka.

«Siamo miracolati della Julia, non reduci», ha detto uno dei coraggiosi e orgogliosi alpini che dalla Russia 70 anni fa sono riusciti a tornare a casa e che ieri erano presenti alla celebrazione della Giornata del caduto in Russia. «Ricordo tutto - continua Luigi Pittaro -, ogni attimo, i volti di chi è rimasto là e tutti gli amici che sono tornati e non ci sono più». Seduti in prima fila, al tempio di Cargnacco, c’erano nove “vecchi” alpini, i ragazzi di allora: Giuseppe Goi, Adriano Buliani, da San Vito al Tagliamento, Gregorio Bigatin, di Aquileia, Riccardo Bettina, di Codroipo, Dino Selva, di Ronchis, Luigi Pittaro, Agostino Floretti e Ciro Rupil da Udine, Mario Carlutti, di Latisana.

«Avrebbero potuto dimenticare e non parlare - ha detto il presidente Ana nazionale, Corrado Perona - ma loro hanno raccontato e lo fanno ancora, quando dicono che molti si sono salvati grazie alle donne russe, che li aiutavano, “perché gli italiani - dicevano - sono buoni”». Dal sindaco di Pozzuolo del Friuli, Nicola Turello, un invito alle nuove generazioni. «Vivere la memoria - ha detto -, per trovare il vero messaggio che arriva da 70 anni, cioè che la via giusta da seguire è la diplomazia e che i giovani devono ripudiare la guerra».

Alla cerimonia, iniziata sul piazzale, in mezzo a centinaia di penne nere, labari e gonfaloni, con le note della fanfara della Brigata alpina Julia e con gli onori del suo picchetto, molti sindaci, compreso quello di Udine, Furio Honsell, il presidente della Provincia, Pietro Fontanini, rappresentanti dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza, la medaglia d’oro al valor civile, Paola Del Din, il prefetto Ivo Salemme, il generale di corpo d’armata Alberto Primiceri, il comandante della Julia, generale Ignazio Gamba, gli onorevoli Strizzolo e Compagnon e il sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri. Prima della messa, allietata dal coro alpino sezionale di Udine e celebrata dall’arcivescovo emerito di Udine, monsignor Pietro Brollo, i discorsi del sindaco Turello, che ha ringraziato il sottosegretario per aver restituito la palazzina di fronte all’edificio religioso al Comune, e la Regione per la ristrutturazione del museo (che sarà terminata entro l’anno, tagli permettendo), del generale Primiceri, a Cargnacco per la prima volta dopo aver lasciato il comando della Julia, del presidente Perona e dell’onorevole Magri.

«Oggi i nemici di allora si ritrovano fianco a fianco - ha detto il generale Primiceri -, e se questa è l’eredità che ci hanno lasciato i reduci, io sono fiero e orgoglioso di portare il cappello alpino, che nel mondo è simbolo di professionalità e di solidarietà».

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