«Allontanata dall’università a spese degli studenti»

«Negli scorsi giorni sono state pubblicate in Friuli notizie riguardanti la fine della mia collaborazione con l’Università di Udine, senza che emergessero le cause della situazione determinatasi e che ritengo possano essere d’interesse pubblico in quanto sono esplicative di quanto da tempo accade nel Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura (Dica), dove ero stata chiamata a operare nel 2012 dopo una ultratrentennale esperienza d’insegnamento negli atenei di Venezia e Ferrara. Essendo anche stata presentata come consorte di un professionista udinese, pur essendo nata a Ivrea mi considero friulana a tutti gli effetti in quanto abito a Udine del 1975 e ho vissuto le esperienze del terremoto e dell’emergenza, contribuendo poi alla ricostruzione progettando edifici pubblici e religiosi a Gemona, Montenars, Cercivento, Magnano in Riviera, Tolmezzo e nel capoluogo, proprio per la stessa Università di Udine, con la ristrutturazione dell’ex Cotonificio e i nuovi padiglioni dell’Azienda agraria Servadei. Una “patente” di friulanità l’ho conquistata e se bisogna evocare congiunti, forse è più interessante ricordare che il direttore del Dica Gaetano Russo è riuscito a promuovere a professore associato due cugine, spostando su questo “scacchiere” un terzo cugino già in forza allo stesso Dipartimento, e a inserire anche la figliola, architetto, nel dottorato di cui egli stesso era coordinatore, e a promuoverla con l’istituzione di una seconda commissione, in quanto una prima l’aveva respinta. Nell’ambito delle mie possibilità mi ero opposta a tutto ciò, ma non credo sia stato solo un mio voto contrario a determinare l’attuale situazione, in quanto ancor prima, verso la fine del 2013, Russo, ingegnere, decideva di cambiare il piano di studi di Architettura, per ottenere l’accreditamento europeo (peraltro non ancora ottenuto), provocando le dimissioni del coordinatore prof. Bertagnin, sentitosi scavalcato in malo modo. Come nuovo coordinatore dei corsi di Architettura mi posi subito all’opera, ma Russo pretendeva di decidere anche i contenuti del piano di studi per l’accreditamento europeo, espropriando Architettura della sua autonomia e ignorando le pesanti conseguenze, per gli studenti, dei drastici cambiamenti apportati al piano di studi. Nel Consiglio di dipartimento del 25 febbraio 2014 mi venne infine impedito di illustrare una proposta alternativa, preventivamente approvata dal Corso di studi, e fu approvato il piano Russo-Frangipane, in palese difetto di numero legale e per questo, non avendo ottenuto giustizia in sede interna, oltre a dimettermi da coordinatore, ho presentato un ricorso al presidente della Repubblica. Molto contrastata da parte di Russo - per limitarsi a citare uno dei casi più eclatanti - è stata anche l’iniziativa che ho preso, su indicazione del rettore, di promuovere un corso di studi in Architettura, in forma interateneo, tra Udine e Trieste, con sede a Gorizia, conclusa comunque con successo nel febbraio scorso. Minore, ma sintomatico dell'interpretazione che Russo ha del proprio ruolo, può essere quanto accaduto in occasione di un viaggio di studio a Berlino che ho promosso con 36 studenti che si sono autonomamente organizzati, tutti maggiorenni e a proprie spese, quando utilizzò il personale di segreteria e i telefoni del Dipartimento per comunicare vacuamente a ciascuno dei partecipanti che l'iniziativa non era da lui autorizzata. Si è così arrivati a portare al parere del Senato accademico la proposta, coartata dal direttore al Consiglio di dipartimento, di sciogliere l’accordo con l’ateneo di Ferrara per mandarmi via dall'università “friulana” di Udine.
La proposta, benché non accolta dal Senato accademico nella seduta del 22 aprile, è stata portata in Consiglio di amministrazione venerdì scorso 24 aprile, due giorni dopo, dove è stata approvata generando anche un conflitto istituzionale tra i due organi di governo dell’ateneo. Non secondario è il fatto che le “mutate esigenze didattiche” - come dichiarato alla stampa dal rettore in persona - oltre a portare al mio allontanamento, pur tra riconoscimenti e complimenti, pone più di 300 studenti a trovarsi con esami dati che, al di là della cultura personale, risultano inutili in relazione al loro piano di studi e ai relativi crediti, senza dimenticare che queste persone hanno scelto e pagato per un corso specifico cui erano interessate e che non potranno concluderlo».
prof. arch. Paola Sonia Gennaro
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