All’inizio c’erano i pascoli della “Fàula”

Prima c'era la Fàula, ovvero San Domenico, quell'area a nord ovest di Udine che prendeva il nome dalla via che la collegava al centro storico, appunto via della Faula. Il nome risale al XIV secolo, come è indicato nelle mappe del tempo e sta per “pascoli”. D’altronde un tempo si trattava di un'area a vocazione prevalentemente agricola. Nel 1931 il Comune decise di collocare un nuovo insediamento per le famiglie che avevano bisogno di una casa, dal nome “Villaggio San Domenico”.
Circa un centinaio di famiglie, negli anni Trenta, risultava ancora sprovvista di casa dopo lo scoppio della polveriera a Sant'Osvaldo. Il 27 agosto 1917 saltarono i depositi di munizioni che l'esercito aveva sistemato nel parco dell'Ospedale psichiatrico. Si trattò di una tragedia immane, in cui persero la vita molte persone e tante altre rimasero senza casa. Da quel momento iniziò la costruzione delle case popolari e, durante il periodo fascista, il quartiere subì una trasformazione radicale. Nacque la Casa del Fascio, il villaggio assunse un aspetto quasi militare e i nomi delle vie ricordano ancora quell'epoca (Massaua, Asmara, Mogadiscio, Chisimaio, Derna, Tripoli, Bengasi) per una sorta di “memoria di regime”. Fatti in netta contrapposizione con quelli della seconda guerra mondiale quando a San Domenico, quartiere isolato dal centro, si formarono organizzazioni partigiane, antifasciste e antinaziste. Anni che segnarono il pluralismo politico e ideologico del quartiere, nonché il profondo legame con la casa dell'Immacolata di don Emilio de Roja. (i.g.)
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