All’adunata di Treviso gli alpini ci vanno a piedi

PORDENONE. Partiranno all’alba di martedì e, dopo tre tappe, arriveranno a Treviso venerdì pomeriggio, quattro avanguardie delle penne nere del gruppo Bepi Rosa di Budoia. Nulla di strano se non che i nostri... si faranno a piedi un centinaio di chilometri. La simpatica pensata è di Graziano Zambon, 64 anni, e Graziano Bocus, 66, cui si sono aggregati Walter Tesolin, 62 anni, che fa parte del coro Ana di Aviano, ed Eugenio Besa, 75 anni, quest’ultimo addetto al supporto logistico o, goliardicamente, “camion scopa”.
Il via martedì alle 6 dalla sede. A salutarli, il delegato di zona e vicepresidente vicario della sezione di Pordenone Mario Povoledo («porto il saluto del presidente Ilario Merlin: terranno alto il nome di Pordenone»), il capogruppo Mirco Andreazza e i vice Gianni Zambon e Giuseppe Carlon.
Prima tappa, 26 chilometri, da Dardago a San Fior; mercoledì si sale a 30, da San Fior a Col San Martino (sezione di Valdobiaddene), meta non casuale, visto che i due gruppi sono gemellati. Giovedì, 20 chilometri, i quattro faranno rotta verso Montebelluna (in omaggio a Graziano Zambon, che vi aveva abitato, pur iscritto con Vedelago) e quarta e ultima tappa, venerdì, 22 chilometri, da Montebelluna a Treviso città, sede dell’adunata del Piave. Oltre 100 chilometri, arrivo in tempo per le cerimonie del pomeriggio, a partire dall’arrivo della bandiera di guerra, evento sempre commovente.
«Dormiremo nelle sedi dei gruppi Ana, già preallertati», raccontano le penne nere in procinto di partire. Per Graziano Bocus, detto il “maratoneta”, si tratterà davvero di una passeggiata: giocatore del Budoia e del Polcenigo, non ha mai smesso di correre. A 47 anni il suo record: partenza dalla piazza di Dardago, arrivo a Cima Manera di Piancavallo e ritorno a casa in 4 ore e 15 minuti. «Dal Palaghiaccio a Cima Manera, 50 minuti», specifica. E maratone? «No, no, su asfalto non corro».
Programma tipo delle giornate: si cammina dall’alba a pranzo, quindi riposo, serate con i gruppi locali e qualche osteria. Anche in caso di pioggia. «Mercoledì sera, nella patria del Prosecco sarà difficile non toccare bicchiere», scherzano le penne nere che, per il giorno seguente, si sono riservate una «tappa un po’ più leggera». Nel “camion scopa” hanno caricato brandine, coperte, magliette, acqua e... «la polo azzurra, per la sfilata di domenica con la nostra sezione di Pordenone».
L’idea di raggiungere il capoluogo della Marca a piedi era nata ad Asti, all’adunata dello scorso anno. «Erano le 2 tra sabato e domenica in piazza del Palio: chiacchierando col capogruppo di Col San Martino, Enrico Moro, abbiamo ipotizzato, per l’anno dopo, di fermarci a trovarli durante il viaggio per Treviso. Ma non in corriera o in auto, ma a piedi. E così sarà».
Per i nostri, rispetto alla naia, sarà una vera e propria passeggiata. «Venni destinato a Tai, “Tai a casa mai” – ricorda Graziano Zambon – e infatti prima di rivedere i miei passarono 5 mesi: la prima licenza mi saltò per un ricovero di poche ore all’ospedale militare. La considerarono “vacanza”». Naia al via il giorno del ventesimo compleanno, per Graziano Bocus: «Per errore mi mandarono alla Tridentina anziché con la Julia... quattro mesi dopo si corressero e venni destinato a Gemona, meccanico, professione anche nella vita».
Ha orbitato, infine, nel mondo militare anche Walter Tesolin: mitragliere a Tolmezzo, nella vita ha lavorato alla dogana del 31° Fw della Base di Aviano. «La naia? La rifarei uguale. Fatica e sacrifici, ma mi ha permesso di girare tutte le montagne, in estate e in inverno».
Si parte, verso l’adunata del Piave.
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