Alla scoperta dei Rizzi, il Messaggero Veneto incontra gli abitanti del quartiere

Udine, l'appuntamento con residenti e operatori impegnati nella frazione è per lunedì 23 gennaio. Le associazioni lavorano per far dialogare i residenti storici con i nuovi arrivati
Udine 20 gennaio 2017 rizzi Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 20 gennaio 2017 rizzi Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

UDINE. La sfida dei Rizzi, la storica frazione di Udine oggetto da tempo di un numero inquantificabile di lottizzazioni, resta quella di far dialogare i residenti autoctoni con quelli arrivati da poco. Un’impresa non facile perché se i primi non sono molti, gli altri partono la mattina per rientrare la sera.

A quel punto ognuno si chiude nelle proprie case e il quartiere, come va ripetendo da tempo il parroco, don Giuseppe Faccin, assume le sembianze di un quartiere dormitorio. Il Messaggero Veneto vuole raccontare i pro e i contro del vivere ai Rizzi, con tutti i problemi che ancora restano da risolvere.

Ecco perché lunedì, alle 10, gli abitanti e gli operatori impegnati nella frazione sono tutti invitati al Caffè con il Messaggero Veneto, nella pasticceria Venier, situata nella piazza del paese.

La grande viabilità che soffoca la frazione, l’ampliamento della zona residenziale che ha portato all’arrivo di nuovi residenti che stentano a dialogare con chi vive nel centro storico del quartiere, la zona 30 non ancora istituita in via Lombardia e la sosta selvaggia durante le partite dell’Udinese allo stadio, sono solo alcune delle tematiche che saranno affrontate lunedì, dialogando con la gente.

Il Messaggero Veneto vuole raccontare una realtà caratterizzata da un insieme di associazioni presenti sul territorio. A tirare le file è il presidente del Circolo Nuovi orizzonti, Victor Tosoratti: «I Rizzi hanno ancora una dimensione di paese, il nostro obiettivo è ritrovare un senso di comunità, fare in modo che la gente collabori».

Oltre al Circolo Nuovi orizzonti, ai Rizzi, operano anche la parrocchia con in testa don Faccin, l’associazione Donatori di sangue, gli alpini, l’associazione “L’Alveare” che ha consentito di mantenere aperta la scuola Fruch, il coro, il gruppo teatrale e pure l’associazione dei sardi.

Un insieme di gruppi che remano «verso un progetto - insiste Tosoratti - di resistenza culturale e civica». Il progetto è partito con l’organizzazione della festa dei borghi, un evento pensato per valorizzare le diverse contrade.

«La festa dei borghi è un’invenzione per creare lo spirito di coesione. Forzato nella motivazione storica - insiste Tosoratti - vuole far riscoprire agli abitanti la dimensione del paese».

Un luogo che ha già rischiato di perdere la scuola Fruch perché molti genitori iscrivono i figli nelle scuole situate lungo i tragitti che percorrono ogni giorno per raggiungere i luoghi di lavoro.

«La scuola Fruch è stata salvata grazie all’associazione “L’alveare” che ha creato un doposcuola molto gettonato dalle famiglie», riconosce Tosoratti nel ricordare che la stessa associazione si è battuta anche per convincere il Comune ad ampliare la scuola. Un intervento che ora, il Comitato di cittadini ne è convinto, richiede la realizzazione di un nuovo parcheggio.

Diverso il discorso su via Brescia, la strada che attende la sua messa a norma, dove il Circolo Nuovi orizzonti ospita anche le iniziative di gruppi etnici o le feste dei diciottenni. Iniziative che non conoscono i limiti acustici.

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