Alla Chiabà gli ospiti messi in quarantena dopo le visite mediche

/ san giorgio di nogaro
Sono tutti negativi ai test rapidi del Covid-19 gli ospiti e gli operatori del piano messo in isolamento dopo la scoperta di un dipendente positivo alla casa di riposo Asp “Giovanni Chiabà” di San Giorgio di Nogaro. Il tampone di screening verrà ripetuto domani. Intanto la struttura ha organizzato al suo interno un mini reparto in cui far effettuare la quarantena agli ospiti al rientro dalla degenza in ospedale o dopo una visita specialistica fuori dall’Asp.
Come spiega il presidente della Chiabà, Ivan Franco, «le visite agli ospiti del piano isolato sono ancora sospese, mentre sono riprese le videochiamate. Purtroppo dobbiamo attendere gli esiti dei tamponi di domani per definire un programma sul Natale, naturalmente oltre al pranzo speciale che è certo».
Ricordiamo che il nuovo direttore generale Giovanni Di Prima, in accordo con il Consiglio di amministrazione della casa di riposo, proprio in previsione di dover effettuare test a risposta immediata in caso di contagio, ha acquistato 500 tamponi rapidi “antigeni”: questo permette di attuare uno screening ogni tre giorni a ospiti e operatori e quindi di tenere la situazione sotto controllo.
Inoltre, il direttore, su richiesta del Cda memore della terribile esperienza maturata nella prima ondata della pandemia, ha disposto un piano di emergenza e sicurezza anti-virus, testato proprio quindici giorni fa dopo che un operatore era risultato positivo al Covid-19. Il piano prevede l’isolamento dei nuclei degli ospiti per reparto e l’immediata effettuazione dei test rapidi ottenendo quindi risultati immediati. La struttura vede infatti la dislocazione su due piani dei nonni, evitando che questi vengano così in contatto tra i loro, come del resto gli operatori che lavorano per piano. Il piano di emergenza e sicurezza, prevede, inoltre, la dotazione di dispositivi e presidi sanitari, tra cui degli speciali armadi per la sanificazione di vestiti, scarpe, borse e oggetti.
Come detto, la Asp ha vissuto giorni difficili durante la prima ondata della pandemia nella quale si era sviluppato un focolaio all’interno dell’edificio: 16 gli ospiti contagiati su 150 presenti in struttura (oggi ridotti a 118), posti in isolamento all’interno dell’apposito reparto, il “reparto Covid”. Un contagio per il quale la Chiabà ha pagato un pesante tributo con 8 nonni deceduti. Sono stati invece 17 gli operatori diretti e indiretti risultati positivi al test, tutti dichiarati guariti dopo la quarantena nelle loro abitazioni. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto