Alessandra Moretti: «Nordest più forte con me e Debora»

UDINE. Se chiedessi ad Alessandra Moretti una presentazione in pochissime parole? «Ecco: mamma di Guido e Margherita. Avvocato. Europarlamentare del Pd, ex vice sindaco di Vicenza».
Come mai ha deciso di correre in Veneto dopo essere stata eletta europarlamentare? Glielo ha chiesto il partito?
«Io sono veneta. se la mia comunità mi chiede di impegnarmi per la mia terra, non posso che esserne orgogliosa.
E quindi?
«Lo straordinario risultato che ha visto per la prima volta il Pd vincere in Veneto ci ha dimostrato che anche in questa regione è possibile portare il cambiamento che è già arrivato non solo al governo nazionale, ma in molte altre regioni, che storicamente non appartenevano alla nostra tradizione politica».
Un cambiamento in che termini quello che lei prefigura?
«I cittadini hanno chiaro che le cose stanno cambiando, il Pd finalmente anche qui in Veneto è riuscito a parlare agli imprenditori, ai giovani professionisti, ai tanti lavoratori che chiedevano più tutele per i loro contratti. Conosco bene questa terra, non solo perché ci sono nata, ma perché qui ho mosso i miei primi passi, proprio da amministratore locale. Per questo più di altri so cosa vuol dire rispondere in prima persona ai bisogni di chi ti chiede perché non può mandare il figlio al nido o perché ad un giovane, con una idea brillante, non viene concessa la possibilità di fare impresa e creare lavoro».
Domande estremamente difficili...
«Domande dificili che meritano una risposta precisa. Il Veneto che ho in mente è un modello per tutte le Regioni d’Italia: un Veneto che sia un incubatore di idee, pogetti e buone pratiche, una regione benchmark».
La sua candidatura rappresenta una doppia sfida: battere la Lega di Zaia e nel contempo arrestare l’astensionismo?
«La sfida più grande della mia candidatura è quella di cambiare il Veneto, di renderlo una terra inclusiva, aperta alle opportunità, capace di innovare. Ecco perché credo che i veneti non mancheranno all’appuntamento elettorale. Sono loro i primi a chiedere discuntinuità e noi siamo pronti a costruire con loro una nuova Regione».
Ci può anticipare in estrema sintesi quali saranno i suoi cavalli di battaglia per conquistare la Regione veneta?
«Vado per titoli».
Prego
«Una Regione davvero trasparente: i cittadini devono sapere come vengono spesi i soldi dei contribuenti, a zero burocrazia e più vicina ai cittadini. E ancora: azzeramento dell’Irap per chi fa impresa. La salute è un diritto, quindi presidi medici di base ogni 10 mila abitanti. C’è poi il sostegno al reddito con assegni rosa per le neo-mamme. Ma prevedo anche un piano speciale per il dissesto idrogeologico. Ridare infine i fondi per la sicurezza azzerati in questi cinque anni».
In caso di una sua vittoria, quali nuovi scenari si aprirebbero per il Nordest? E nel caso, con la Serracchiani concorderà un progetto comune sul come affrontare i grandi nodi infrastrutturali comuni a Nordest come Tav, Terza corsia, aeroporti, porti ecc?
«Oggi per la prima volta il centrosinistra ha la possibilità di vincere le regionali: è un’occasione di riscatto unica per il Nordest. Serracchiani e io lavoriamo già a stretto contatto, entrambi veniamo dal mondo delle amministrazioni locali, crediamo nelle potenzialità della buona politica e abbiamo raccolto importanti consensi alle elezioni europee».
Quindi, come si accennava, c’è una grande possibilità di un lavoro comune per un reale rilancio di quest’area del Paese.
«Vedo la grande possibilità di cooperare anche con i vicini di casa, e qui penso anche al neogovernatore dell’Emilia Stefano Bonaccini, in un modello di interazione virtuosa che fin qui non è stato preso in considerazione. Le barriere del Veneto sono state troppo alte, anche in questo senso il risultato è che il Friuli Venezia Giulia in molte cose ci ha superato».
Può farci un esempio?
«Penso, ad esempio, alle misure per il contrasto al dissesto idrogeologico. Tutte le gradi opere, le infrastrutture, le strade, la Tav, il porto off-shore possono essere realizzati grazie ai fondi strutturali europei. Fondi che in questa regione, vale a dire il Veneto, sono stati spesi soltanto a metà. Un buon rapporto con l’Europa, con i suoi meccanismi può finalmente accorciare le distanze riportando il Veneto, ma anche il resto del Nordest, a un ruolo di protagonista nella scena internazionale ed europea».
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