Al San Luigi solo minori stranieri

Via studenti e operai. La struttura dei salesiani accoglierà esclusivamente giovani richiedenti asilo
Di Vincenzo Compagnone
Bumbaca Gorizia 01.09.2015 San Luigi Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 01.09.2015 San Luigi Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Il convitto San Luigi di via don Bosco sarebbe in procinto di diventare, in modo definitivo ed esclusivo, un centro d’accoglienza per minori non accompagnati richiedenti asilo. La trasformazione, secondo voci sempre più insistenti, dovrebbe avvenire alla fine di giugno, quando gli studenti universitari, che con alcuni operai occupano una parte delle 74 stanze (124 posti letto in tutto) lasceranno la struttura, al termine dell’anno accademico. Studenti la cui percentuale si è già ridotta quest’anno a causa dell’aumento delle rette e per i quali, in futuro, non dovrebbe esserci più posto all’interno del convitto.

Usiamo il condizionale perché, come sta avvenendo dall’estate scorsa, e cioè da quando venne annunciata la vendita del San Luigi a una fantomatica società del Friuli Venezia Giulia (operazione che in realtà non si è mai concretizzata) chiedere conferme o smentite ai diretti interessati, e cioè ai Salesiani che hanno mantenuto la proprietà della struttura facendola gestire dalla onlus La Viarte di Santa Maria La Longa (che rientra sempre nell’orbita dell’ordine religioso) equivale a sbattere contro un muro di gomma. Il telefono del San Luigi squilla a vuoto, se si domandano delucidazioni alla Viarte ti rimandano all’Ispettoria salesiana di Mestre, dove le bocche sono, da sempre, ermeticamente cucite.

Eppure le indiscrezioni filtrano, anche perché tra il personale dipendente dall’Ordine religioso che lavora al San Luigi (una segretaria, due cuoche, due donne delle pulizie e un’addetta alla lavanderia) sta serpeggiando il timore di perdere il posto, proprio da giugno in poi, a vantaggio di una cooperativa che per i salesiani comporterebbe costi minori a parità di servizio.

Oggi come oggi il convitto ospita un numero di minori richiedenti asilo che oscilla costantemente attorno alle 35 unità. Si tratta di ragazzi afgani, bengalesi, pakistani e kosovari. A indirizzarli al San Luigi, stante il fatto che centri d’accoglienza per under 18 in regione scarseggiano e sono strapieni, è il Comune di Trieste attraverso il Dijaski Dom (la casa dello studente del capoluogo giuliano) al quale gli uffici municipali triestini si appoggiano come ad una sorta di pronto intervento in caso di emergenze derivanti dall’arrivo di giovani migranti. I ragazzi stanno per qualche settimana al San Luigi, poi vengono smistati in altre strutture e rimpiazzati da altri. Quando i salesiani hanno deciso di continuare a gestire in proprio la struttura (affidarla ad altri, come sembrava dovesse accadere, avrebbe richiesto autorizzazioni e licenze impossibili da ottenere da parte del Comune) l’ispettore generale di Mestre, don Roberto Dalmolin, aveva garantito al sindaco Romoli che il numero di minori ospitati (per i quali l’ordine religioso riceve 73 euro giornalieri cadauno per l’ospitalità e i servizi resi) non sarebbe aumentato. Ma ora c’è chi dice che la quota potrebbe salire anche di parecchio, altrimenti non si spiegherebbe la (presunta) volontà di non ospitare più in via don Bosco studenti e operai. Giungerebbe insomma a compimento un progetto ventilato da diversi mesi, anche per sanare i conti in perdita dei salesiani.

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