Al mattino in coda a distanza, all'aperitivo rischio assembramento ai bar: come è andato il primo giorno di libertà in Friuli

L’euforia è esplosa all’imbrunire, all’appuntamento con l’aperitivo. E il volto migliore del Friuli, quello che dopo una giornata complessivamente ispirata al buon senso, senza eccessi e neppure colpi di testa, aveva lasciato intravvedere nella ripartenza l’anticamera al definitivo ritorno alla normalità, ha cominciato a scricchiolare.
Il momento dei bilanci, comunque, anche per Udine e la sua provincia scatterà stamani, alla conta delle eventuali sanzioni emesse fino alla mezzanotte di ieri, ma le premesse per archiviare il varo della fase 3 con compiaciuto ottimismo, prima dell’assalto serale ai bar, parevano esserci tutte nei palazzi deputati a fare rispettare le prescrizioni. Proprio come nei mesi del lockdown, filati più o meno lisci, a giudicare dalla percentuale - meno del 4 per cento - di persone colte in fallo sulle quasi 61 mila controllate.
Qui le linee guida specifiche per
A Pordenone corsi brulicanti, negozi aperti, amici seduti ai tavolini di fronte a un calice ghiacciato di spritz con l’aperol, con la mascherina calata sul mento per sorseggiarli. I cittadini si sono riappropriati ieri di abitudini che erano diventate un remoto ricordo, dopo mesi di isolamento casalingo. Ripartenza sì, ma in sicurezza, almeno fino a sera.
A vigilare sul rispetto delle norme hanno pensato come sempre le forze dell’ordine, coordinate dalla Prefettura. Carabinieri, finanzieri, poliziotti e vigili urbani hanno rimodulato i controlli in base alle nuove disposizioni. All’ora dell’aperitivo serale, però, molti hanno rotto le righe a Pordenone. Ieri sera alcuni esercenti sono stati richiamati all’ordine da polizia e vigili urbani a seguito di segnalazioni, corredate da foto e video, di cittadini indispettiti. Assembramenti sono stati notati in via Cesare Battisti, corso Vittorio Emanuele e piazza XX Settembre.
Regole salvavita. «Credo che la gente di Udine abbia ormai acquisito le regole che servono per salvarsi la vita. Certo, ci sarà sempre qualcuno più intemperante degli altri, ma per ora a prevalere è stato il senso di responsabilità», afferma il prefetto Angelo Ciuni a conclusione della prima giornata di libertà, per quanto “vigilata”, in Friuli Venezia Giulia. E se è vero che uno dei test più significativi, specie dopo tanta socialità virtuale, non può che arrivare dall’ora dell’aperitivo, difficilmente questo riuscirà a scalfire settimane di buona condotta. «Il Friuli ha dato un ottimo esempio di disciplina – continua il rappresentante del Governo – e questo mi lascia continuare a sperare nella saggezza delle persone».
Già, perché l’emergenza non è certo finita. «Soprattutto adesso, con il progressivo ritorno alla normalità – dice – è importante non abbassare la guardia: l’avversario è sempre lì e il vaccino ancora non è stato trovato. Vivere seguendo le regole di base, quelle che servono a tutelare innanzitutto le persone che amiamo, non è difficile: basta approcciarsi con modalità nuove alla realtà».
«Ripartenza non significa liberi tutti – sottolinea il prefetto di Pordenone Maria Rosaria Maiorino –, ma bisogna continuare a essere puntuali e ligi. La distanza interpersonale di un metro va rispettata, la mascherina va indossata correttamente. Non è il momento di allentare l’attenzione, perché il nemico è in agguato dietro l’angolo. L’inosservanza delle regole continua a essere sanzionata pesantemente. L’attività di controllo delle forze di polizia è comunque ispirata al buon senso».
Le multe del lockdown. In attesa di conoscere il dettaglio sui controlli di ieri, basta dare un’occhiata al monitoraggio delle ultime sette settimane per avere uno spaccato di quanta attenzione sia stata posta al rispetto delle prescrizioni, in un verso (quello delle risorse investite nelle verifiche sul territorio) e nell’altro (quello della popolazione impegnata a osservarle).
Calcolati a partire dal 31 marzo scorso, i controlli anti Covid effettuati da polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale hanno coinvolto 60.936 persone e di queste 2.399, cioè il 3,94 per cento, sono quelle che se ne sono tornate a casa con una sanzione. Se al totale sommiamo anche i 18.653 tra attività ed esercizi commerciali passati pure al vaglio delle forze dell’ordine, a fronte delle ulteriori 38 sanzioni e delle 13 chiusure, di cui 5 provvisorie, la media dei multati scende al 3 per cento. Ovviamente, con picchi che, come il 7 e l’11 aprile (rispettivamente 117 e 110 sanzionati), non lasciavano prevedere niente di buono. Ma anche con un progressivo assestamento su percentuali fisiologiche (come le 6 di domenica), legate anche al parallelo allentamento dei divieti.
Nei mesi scorsi i cittadini della Destra Tagliamento si sono distinti per il rispetto delle regole. «In quattro mesi – evidenzia, dati alla mano, Maiorino – su 39.422 persone controllate in provincia di Pordenone solo 1.605 sono state sanzionate per mancato rispetto dei dpcm, il 4,28%, 19 sono state denunciate per false autocertificazioni, due hanno violato la quarantena, nonostante fossero in isolamento domiciliare, 70 sono stati denunciati per altri reati. Su 26.540 attività o esercizi sottoposti a verifica dalle forze dell’ordine, solo nello 0,13% dei casi sono stati adottati provvedimenti».
I pordenonesi hanno dunque risposto con senso civico e diligenza, «anche se all’inizio hanno avuto qualche resistenza nel capire la gravità della situazione e adattarsi al brusco cambiamento di abitudini». «Sono molto soddisfatta – conclude Maiorino – del comportamento dei cittadini e degli imprenditori, che hanno rispsoto alla grande. Un importante contributo è stato dato anche dai sindacati dei lavoratori e dalle associazioni di categoria».
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