Al liceo scopre di essere malata, per la sua laurea raccoglie fondi e dona pc e tablet ai medici che l'hanno curata

Giulia aveva dovuto studiare in reparto per due anni. Guarita, non ha dimenticato chi soffre

PORDENONE. Quando era in terza liceo, al Grigoletti di Pordenone, aveva tanti progetti, come tutte le ragazze della sua età. Invece si fece sempre più largo una strana stanchezza fisica che, a seguito di accertamenti medici, portò alla diagnosi di una grave malattia.

Gli anni scolastici 2013-14 e 2014-15 non furono ordinari. Trascorsero tra cure e lezioni a distanza, assistendo alle lezioni da un video, salutando i compagni lontani, e grazie agli insegnanti dispiegati in corsia. Poi in fondo al tunnel la luce, la guarigione e l’esame di maturità “in presenza” con i brutti pensieri ormai alle spalle.

Arrivarono i tempi dell’università e, in autunno di quest’anno, la laurea. Però lei, la protagonista di questa storia, non ha dimenticato e, al posto di regali per il giorno più bello della sua vita, ha preferito raccogliere fondi da destinare all’acquisto di tecnologie per la scuola a distanza nello stesso ospedale dove lei frequentò un biennio certamente diverso.

Quel progetto si è concretizzato questa settimana, con la consegna di pc e tablet al reparto che cura i ragazzi colpiti da malattie gravi.

Tutto cominciò il 4 ottobre 2013 quando Giulia Vendrametto, oggi 22 anni, si sottopose ad analisi di routine: «Mi sentivo sempre stanca». Il verdetto poche ore dopo. L’allora studentessa liceale di Fiume Veneto venne richiamata in ospedale. L’oncologa Lucia De Zen dispose ulteriori accertamenti «su alcune cellule anomale», che si potevano fare a Padova o a Trieste. Giulia allora aveva 15 anni e frequentava la terza liceo scientifico al Grigoletti di Pordenone. Due settimane dopo, il verdetto: areb-t, anemia refrattaria con eccesso di blasti in trasformazione. «Mi misi a piangere non perché avrei potuto morire, ma perché avevo i capelli lunghi e li avrei persi. Tornai a casa due giorni, il tempo di salutare i miei amici». Quattro cicli di terapie, a Padova. «Non sarei guarita così: avrei dovuto subire il trapianto di midollo osseo».

L’ospedale diventa la seconda casa per tutta la famiglia: Giulia frequenta la scuola a distanza, via Skype, all’interno dell’ospedale di Padova, grazie a un progetto ultradecennale. Passano cinque mesi e un donatore non si trova. Si offre la mamma, il 26 marzo 2014.

A settembre 2015 Giulia riprende la scuola, a Pordenone, la quinta. «Riprende quella normalità che tanto normale non è. Le paure ci sono sempre. Ho pensato di testimoniare la mia esperienza, anche per raccontare a insegnanti e compagni quanto sia importante per un malato la scuola: la possibilità di studiare è stata la mia salvezza». All’esame di maturità Giulia ha discusso una tesi su “Il cancro, un processo di creazione impazzita”. Un esame dedicato a tutti quei bambini che non ce l’hanno fatta e che «porto idealmente nel cuore».

Tra loro c’è Giovanni, un bambino di 7 anni la cui mamma ha fondato una onlus che porta in memoria il nome e l’esistenza, seppure breve: “Il sorriso di Giovanni”. Realizza progetti a sostegno dei pazienti delle oncoematologie pediatriche e delle loro famiglie. Nello specifico sta realizzando un acquario all’interno di un nuovo spazio nelle pertinenze del reparto di Padova e fornendo materiale didattico per le attività scolastiche dalle elementari alle superiori.

Giulia Vendrametto, gettata alle spalle la malattia, si è laureata il 14 ottobre scorso in progettazione e gestione del turismo culturale all’Università di Padova.

«Già dal primo anno di studi sognavo di avere in regalo, per la laurea, un viaggio. Avevo anche “pianificato” di appoggiarmi a un’agenzia dove far confluire eventuali contributi al posto dei regali. Il Covid poi ha sparigliato le carte. Mi sono detta: ricevere buste con i soldi? No». E così matura un’altra idea, che poi ha concretizzato: indirizzare le donazioni al reparto di onco-ematologia pediatrica «a Padova, dove ero stata ricoverata. Si fanno lezioni a distanza, si osservano rigidi protocolli, non si può ovviamente accedere. Ho contattato Daniela Buranello, presidente della onlus, e le ho chiesto se c’era necessità di materiale informatico. Ho girato l’iban ad amici e parenti ed è stato possibile acquistare un notebook che resterà nel reparto per i bambini e i ragazzi che non ne hanno uno loro e potranno così utilizzarlo per seguire le lezioni. Ho a cuore la scuola in ospedale, è stata un’ancora in un momento difficile anche grazie a delle insegnanti fantastiche».

“Il sorriso di Giovanni” trasforma il dolore in amore. «Con Giulia – dice Daniela – ci siamo conosciuti con Giovanni in “trapianti”, nella famosa stanza blu. Lei si è laureata il 14 ottobre e il suo desiderio era di aiutare la scuola in ospedale. Così tutto il suo regalo di laurea è stato destinato per l’acquisto di un notebook per le superiori e il Sorriso di Giovanni l’ha regalato con due iPad agli studenti ricoverati. Grazie Giulia». Che ringrazia i genitori, i parenti e le amiche che, ancora una volta, sono stati con lei.

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