Al Cara di Gradisca tre pasti a 3,70 euro: stop del Tar

Accolta l’istanza della Minerva contro la gestione del centro per immigrati isontino. Udienza di merito a dicembre
Bumbaca Gorizia 02/08/08 CPT - Foto di Valentina Balbi
Bumbaca Gorizia 02/08/08 CPT - Foto di Valentina Balbi

GRADISCA D’ISONZO. Tre pasti al giorno, bottigliette d’acqua minerale comprese, al favoloso costo di 3,70 euro cadauno.

E il servizio di pulizia dei locali, oltre che di disinfestazione, deratizzazione e mantenimento delle aree verdi, al non meno sorprendente prezzo di 1.600 euro per un anno intero. Tariffe concorrenziali, certo, ma forse un po’ troppo inverosimili per risultare credibili, specie se applicate a una struttura come il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Gradisca d’Isonzo e alle sue centinaia di ospiti.

Eppure, è proprio a fronte di queste e altre garanzie che il Raggruppamento temporaneo d’imprese formato da Senis Hospes, capofila di Potenza, e Domus Caritatis, di Roma, era riuscito a convincere la Prefettura a farsi assegnare, con decreto dello scorso 12 agosto, l’affidamento della gestione per un anno del Cara.

Ora, sono sempre quelle due offerte a trasformarsi in un boomerang e a diventare motivo di sospensiva del provvedimento e, con esso, della discesa in campo dei nuovi gestori in pectore.

Accogliendo l’istanza presentata dalla cooperativa Minerva di Savogna, attuale appaltatrice del servizio e seconda classificata nella gara per la sua riaggiudicazione, e condividendo le censure di «macroscopica illogicità» sviluppate dal suo legale, avvocato Roberto Paviotti, «sul giudizio di congruità dell’offerta», mercoledì il Tribunale amministrativo regionale (presidente Umberto Zuballi) ha congelato l’iter, rinviando le parti all’udienza del 6 dicembre per la trattazione di merito del ricorso e lasciando in tal modo a Minerva la gestione del Centro fino alla pubblicazione della sentenza (prolungando quindi il contratto in essere, in scadenza il 31 ottobre).

Intanto, il 12 novembre il Tar valuterà il ricorso presentato contro la decisione della Prefettura dalla Nova Facility di Treviso (già Nova Marghera), la coop sociale giunta terza in graduatoria.

Dei motivi di ricorso sollevati da Minerva, le voci più rilevanti sono quelle riferite ai costi. È l’avvocato Paviotti, calcolatrice alla mano, a rilevare come se, per l’erogazione quotidiana di colazione, pranzo e cena, si indica una somma complessiva annua di 272.801 euro, e se gli ospiti sono 202, significa che il Rti ha basato l’offerta su un costo giornaliero di 3,70 euro l’uno.

«È assurda – rileva – la pretesa di fornire a quel prezzo sia una colazione con bevanda calda, fette biscottate, burro e marmellata, sia un pranzo e una cena con primo e secondo, frutta di stagione, due panini e un litro d’acqua». Altrettanto dicasi per i servizi di “pulizia dei locali e igiene ambientale”, comprensivi di smaltimento rifiuti speciali.

«Fa davvero specie – continua Paviotti – la totale disattenzione della Commissione di gara, atteso che si tratta di aspetto notoriamente critico e che l’Espresso ha pubblicato un’inchiesta giornalistica su un altro Cara gestito dalla Senis Hospes icasticamente titolata “Sette giorni all’inferno”». Il legale ha ricordato, in particolare, come la società potentina sia legata a doppio filo con La Cascina, coop invischiata nella cupola romana di Buzzi e Mafia Capitale.

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