Affari milionari per acquisire la Eco: non ci fu evasione

Il tribunale proscioglie gli imprenditori Marsiletti e Wahlroos L’accusa aveva ipotizzato tre anni di dichiarazioni infedeli
ANTEPRIMA Amaro 11-06-2009 Luvata
ANTEPRIMA Amaro 11-06-2009 Luvata

di Luana de Francisco

Erano accusati di dichiarazione infedele, per un’evasione d’imposta totale pari a oltre 5 milioni e mezzo di euro. Cioè, pari al totale delle quote che, negli anni d’imposta 2005, 2006 e 2007, sarebbero riusciti a fare “sparire” dalle rispettive dichiarazioni fiscali, attraverso l’indicazione di elementi negativi di reddito considerati “fittizi”, per complessivi 17 milioni di euro. Con queste conclusioni, sostenute prima dall’Agenzia delle entrate e, poi, dalla Procura di Udine, Carlo Alberto Marsiletti, 66 anni, di Pordenone, e Valevi Wahlroos Hannu, 56 anni, originario della Finlandia e residente a Dolo, entrambi in qualità di legali rappresentanti e sottoscrittori delle dichiarazioni dei redditi della “Eco spa” di Pocenia, all’epoca leader mondiale nel settopre degli scambiatori di calore - il primo, nel biennio 2005-06 e, il secondo, nel solo 2007 -, erano stati citati a giudizio davanti al tribunale di Udine. Era il febbraio del 2010. Nei giorni scorsi, l’epilogo del procedimento, sicuramente uno dei più grossi casi di presunta evasione ed elusione fiscale finiti nel mirino della magistratura friulana. Con la decisione del giudice monocratico, Roberto Pecile, di prosciogliere entrambi gli imputati con la formula più ampia: “perchè il fatto non sussiste”.

Al centro dell’inchiesta, che era stata coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo del Giudice, un’operazione finanziaria internazionale di acquisizione a debito (cosiddetta “leveraged buy out”), intercettata dagli 007 dell’Agenzia nel corso di un controllo. Definita in via amministrativa, la vicenda aveva in seguito assunto una rilevanza penale. A carico di Marsiletti e Wahlroos Hannu, in sostanza, gli inquirenti avevano ipotizzato il reato della dichiarazione infedele, per esposizione di elementi passivi fittizi, indicando la “fittizietà” dell’elemento negativo di reddito non tanto nella sua inesistenza materiale, quanto nella sua indeducibilità a fini fiscali. Ricostruzione contro la quale si era opposto il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Giuseppe Campeis, Luca Basilio e Paolo Brugnera.

Due le transazioni contestate. Entrambe - sia nei primi due anni, quando al vertice c’era Marsiletti, sia nel 2007, quando la firma in calce alla dichiarazione era quella del finlandese - volte all’acquisizione del gruppo industriale “Eco spa”, attraverso finanziamenti concessi dalla controllante “Lybra Investment sarl” alla “Lybra Italy srl” (finanziamento destinato all’acquisizione del capitale della “Eco spa” da parte della “Lybra Italy srl”, che poi procedeva alla fusione per incorporazione della “Eco spa” stessa) e dalla controllante “Cidron IV ab” alla “Luvata Italy srl” (poi oggetto di fusione secondo il medesimo meccanismo con la “Eco spa”). Contestazioni che la difesa ha indicato come infondate e inteso smontare, con una serie di argomentazioni contenute in una corposa memoria difensiva, sia in via di mero fatto, sia di mero diritto. A sostegno della correttezza della propria tesi, i legali hanno ricordato anche come la stessa Agenzia delle entrate, in sede di definizione del contesto sotto il profilo tributario posto a monte del procedimento penale, avesse smentito l’ipotesi accusatoria. «Contrariamente a quanto ipotizzato dalla Guardia di finanza - hanno argomentato i difensori -, che aveva sostenuto la pretesa natura di apporto di capitale del finanziamento operato dal socio “Lybra Investment” e, poi, dal socio subentrante “Cidron”, l’Agenzia ha riconosciuto la natura debitoria di tali voci e la corrispondente ricomprensione nella categoria degli interessi delle somme corrisposte dal contribuente al proprio socio». Così escludendo, quindi, il fondamento a base dell’ipotesi accusatoria.

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