Aereo precipitato, ipotesi colpo di vento

Sarebbe stato il maltempo a causare il brusco calo di quota del mezzo. Ma l’inchiesta sulla tragedia di Pasiano non esclude ancora del tutto l’errore umano.

UDINE. Fermi sul ciglio della strada con lo sguardo rivolto a quel mucchio di rottami che è ora l’ultraleggero P92 Echo Classic Dl. Uno sguardo e attimi di silenzio per un omaggio alle due vittime del volo, Andrea Luccon e Francesco Bonato, morti nel rogo del velivolo nel pomeriggio di sabato.

In questo giorno di lutto e di dolore, c’è chi sta invece lavorando per ricostruire la dinamica di quel dannato incidente, impossibile da spiegare se si tiene conto della grande esperienza di Andrea, 39 anni, ex pilota di Amx, e della passione e delle ore di pratica di Francesco, 49 anni, operaio di Salgareda. All’opera sono i carabinieri di Prata che, con il coordinamento della procura, devono redigere il dettagliato rapporto di quel che è accaduto. Dopodiché sarà il sostituto procuratore della Repubblica, già nella giornata di oggi, a disporre esami e perizie.

Dalle testimonianze di coloro che sabato hanno assistito al decollo del velivolo, Andrea Luccon avrebbe occupato il posto di sinistra, quello del pilota principale in un aereo dai doppi comandi e, per questo, utilizzato per i voli di addestramento. Ne consegue che Francesco Bonato doveva trovarsi sul lato destro. Da qui l’identificazione delle vittime carbonizzate all’interno dell’abitacolo dopo l’incidente. Ma il “presumere” agli uomini dell’Arma, non basta. Ci vogliono certezze. Da qui l’ipotesi che il pm già oggi possa affidare ad un medico legale il compito di stabilire l’identità delle vittime e, quindi, la loro collocazione all’interno del velivolo. Un particolare che, però, potrebbe non essere sufficiente a stabilire “chi” tra i due avesse i comandi dell’aereo nella fase di atterraggio, quella manovra eseguita - questo dicono le testimonianze raccolte - ad un’altezza dal suolo inadeguata, incompatibile con l’esperienza di Luccon. «Erano troppo bassi», aveva raccontato una delle persone che stavano assistendo dai bordi della pista.

Le cause di quella quota anomala potrebbero essere diverse, riconducibili ad un attimo di distrazione, ad una turbolenza improvvisa provocata dal temporale che, in quel momento, si stava avvicinando, oppure ad un riverbero del sole sul parabrezza. Oppure potrebbero essere imputabili ad un malfunzionamento del velivolo o della strumentazione di bordo. Tutti elementi che passeranno al vaglio della magistratura che già ha avviato un’inchiesta sull’incidente e ha posto sotto sequestro i rottami dell’ultraleggero, insieme all’area nella quale il piccolo aereo si è schiantato e all’aviosuperfice.

Accanto alle indagini disposte dalla procura, ci sono quelle dell’Enac, Ente nazionale dell’aviazione civile, squisitamente tecniche, rivolte al velivolo, alle condizioni in cui è avvenuto il volo e alla pista.

La dinamica della tragedia è chiara: un incidente in fase di atterraggio determinato da una quota troppo bassa, una eccessiva vicinanza dell’aereo all’edificio che ospita la sede del club Blue Silos, dall’urto dell’ala con l’antenna posizionata sul tetto, quindi dalla perdita di controllo, lo scontro con due alberi quindi lo schianto a terra. Ma il sapere “come” non dice nulla sul “perchè”. Ed è per rispondere a questa domanda che l’indagine e gli accertamenti proseguono. Anche se sapere il “perchè” non servirà a lenire il dolore delle famiglie di Luccon e Bonato.

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