Adottata, vince un premio a un concorso sugli affidi

Sacile: la storia di Cristina Mazzoleni, che frequenta l’Isis Marchesini: «È la mia rivincita». «Mia madre mi ha abbandonata in fasce, la nuova famiglia mi ha accolta e amata»

SACILE. «Mia madre mi ha abbandonata nel 1997 a Trieste: non so chi sia o dove viva... e poi sono stata adottata».

Vent’anni dopo Cristina Mazzoleni ha offerto la sua storia ai compagni della classe IV nell’Isis Marchesini, a Sacile: nel gruppo di lavoro nel concorso “Adozioni fra i banchi di scuola”.

Il risultato è stato un video che è salito sul podio fra 2.500 in gara, domenica, a Milano. Un “corto” da brivido: girato con la docente Erika Protti è diventato una rapsodia sulla maternità sociale e sull’ambivalenza fra generazioni di padri e figli.

«Il video “Adozione senza pregiudizi” è stato premiato al Mudec di Milano – ha detto Cristina, tornata con il trofeo a Sacile –. Un secondo posto nazionale importante, consegnato dalla presidente dell’associazione Italia Adozioni Ivana Lazzarini. Questo progetto è stato un banco di prova per comunicare esperienze, emozioni e la felicità di avere una famiglia».

Ci sono due ragazze adottate nella classe del Marchesini. «Vorrei avere tanti bambini in futuro, una famiglia forte come la mia e adottarne uno – è il sogno di Cristina –. Forse non conoscerò mai la mamma biologica: mi ha abbandonata senza usufruire di 40 giorni concessi prima della scelta. La curiosità che mi resta: per quali ragioni l’ha fatto? Sono stata molto fortunata perché i miei genitori sociali, che aspettavano da 11 anni un figlio, mi hanno accolta e amata».

È difficile risalire alla madre biologica per il 95% degli adottati. «Forse non ne vale nemmeno la pena – aggiunge Cristina –. La ringrazio, senza conoscerla, per non avere abortito. Ho trovato la mia famiglia a 30 giorni di vita e meno male, altrimenti sarei finita in collegio».

Una storia con il lieto fine. «La parola adozione – dicono i ragazzi del Marchesini – ha un valore: quello del calore di una famiglia». Il punto di partenza a scuola è stato questo.

«Mi ha colpito l’indizione di un concorso sull’adozione riservato alle scuole – ha spiegato Erika Protti con il dirigente Alessandro Basso –. Un punto di partenza per discutere sulla famiglia, o meglio di famiglie e diventare elemento utile a rafforzare le relazioni nella classe. Per spiegare quello che spesso è frainteso, banalizzato, trascurato».

Le storie sono l’iceberg delle difficoltà burocratiche di molte adozioni. «Un processo burocratico lungo e tormentato – hanno riassunto gli studenti –. Ma è prima di tutto un cammino psicologico pieno di ostacoli e avversità, soprattutto per i bambini adottati».

Quelli che esprimono un unico, reale e prioritario bisogno. «Essere amati – sottolinea Cristina – al pari di qualsiasi figlio biologico».

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