Addio monetine da 1 e 2 centesimi Alcuni negozi arrotondano il conto

Gli avvisi sono comparsi nei giorni scorsi a fianco delle casse: anche a Pordenone, i negozi della catena Tigotà, specializzata in prodotti cosmetici e per la cura della casa, hanno esposto il cartello che annuncia gli arrotondamenti dei prezzi in seguito alla sospensione della produzione di monete di 1 e 2 centesimi. In sostanza, come spiega l’avviso fotocopiato e posizionato bene in vista nelle adiacenze delle casse, la normativa prevede l’allineamento dell’importo da pagare (soltanto per i pagamenti in contanti) seguendo i seguenti arrotondamenti: 1 e 2 centesimi arrotondati a zero, 3, 4 e 6, 7 arrotondati a 5 (nei primi due casi per eccesso, negli altri due per difetto), 8 e 9 centesimi arrotondati a 10 cent.
«Con queste decisioni – ha affermato il presidente dell’Ascom-Confcommercio di Pordenone Alberto Marchiori – si penalizzano consumatori e imprenditori perché l’arrotondamento andrà a discapito ora dell’uno ora dell’altro. Con questo, non dico che l’economia del Paese e dell’Europa intera dipenda da questa decisione, ma, sommata a tante altre, ricade sempre sulle tasche della gente».
La misura vale soltanto per i pagamenti in contanti perché quando si paga con una carta di credito o bancomat i centesimi non subiscono variazioni. Inoltre, l’arrotondamento riguarda l’importo complessivo dello scontrino, non i prezzi dei singoli prodotti. Da quanto appare entrando nel punto vendita pordenonese di Tigotà, in corso Garibaldi, la clientela non ha avvertito alcun contraccolpo legato a questa decisione che risponde a una normativa inserita nella legge finanziaria 96 del 2017 che ha previsto dal primo gennaio dello scorso anno la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi.
L’afflusso di gente era piuttosto numeroso e nessuno ha avuto da contestare leggendo la comunicazione. D’altro canto, c’è da rilevare che l’utilizzo di queste monete è ormai caduto in disuso: nessun distributore automatico e nessuna macchinetta accoglie questi centesimi. Anzi, i parchimetri non accettano neppure quelle da 5 centesimi.
L’appeal che i cosiddetti “ramini” hanno avuto nei confronti dei consumatori si è dimostrato sin da subito minimo e, per le casse dello Stato, antieconomico: il costo per produrre monete da un centesimo è infatti di poco inferiore al loro valore di mercato. La sospensione del conio di queste monete comporterà un risparmio di 20 milioni di euro.
Per quanto concerne la decisione della catena Tigotà di affiggere l’avvio, «si tratta di un’azione spontanea e non obbligatoria», rileva Marchiori. I “ramini”, comunque, non devono essere messi in soffitta: chi se li ritrova nelle tasche può ancora spenderli. Le monete in circolazione avranno comunque valore legale anche nel periodo di sospensione e dunque potranno essere usate nei pagamenti, purché vengano messe assieme per arrivare ai cinque centesimi. —
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