Addio Fabrizio Frizzi, eri l’amico di tutti

UDINE. Fabrizio non era affatto un televisivo. Con la spocchia dei televisivi, con l’arroganza dei televisivi.
Quando sei là dentro smetti di essere l’amico di pianerottolo, poche storie.
Frizzi non smarrì mai le origini. Anche dopo trentasette anni di schermo piccolo piccolo si è sempre comportato come uno dei tanti della Balduina, il quartiere romano suo, diploma al classico Nobili e quattro esami di giurisprudenza.
Maledetto destino infame che se l’è portato via all’alba del 26 marzo per una emorragia celebrale.
In ottobre il malore negli studi de L’Eredità, la guarigione e il ritorno in Tv.
«Sto combattendo, non è ancora finita», raccontò tempo fa. «Ogni tanto, com'è normale, qualche momento di sconforto può esserci, ma l'affetto della famiglia, del pubblico e degli amici è una luce che illumina tutto. La vita è meravigliosa».
La Rai non è un posto facile. Ti consacra o ti brucia, ma non dipende soltanto da te. Leggeri spostamenti quotidiani di percentuali stravolgono esistenze.
Fabrizio sorrideva anche qualche il mare s’ingrossava, faceva finita di niente, ma ci soffriva.
Lo inseguimmo durante una fuga liberatoria dopo una conferenza stampa improvvisa nell’edizione di Miss Italia nel 2002.
L’allora direttore Fabrizio Del Noce planò su Salsomaggiore come un caccia e incontrò noi giornalisti per uno sfogo probabilmente fuori sincrono.
Con ancora due serate davanti non trovammo elegante quell’attacco frontale e soltanto per un brusco calo di audience.
Gli volevamo tutti bene, stavamo dalla sua. Lo cercammo subito dopo con la stessa probabilità di beccarlo di quando si pensa di aggiustare un tradimento con la fidanzata.
Invece il pronto fu immediato e seguì un dove ci vediamo. Al solito bar, gli rispondemmo. Okay, arrivo.
Ci abbracciammo, cercando di evitare le solite frasette idiote tipo non preoccuparti si aggiusta tutto o dai, forza, sei imbattibile.
Fabrizio non ne fece una tragedia, un po’ se l’aspettava. La formula iniziava a logorarsi, quattro serate si scontravano con la sempre maggiore velocità televisiva e un conduttore poco poteva fare, se non cercare di spiegare ai piani alti la fine di uno schema e l’eventuale nascita di uno nuovo.
Ci disse: vado avanti, stasera recuperiamo. Stava male, ma un professionista non molla. E non mollò.
E non fu per niente una settimana facile. Il divorzio con Rita Dalla Chiesa premeva sul cuore e la mitragliata di Del Noce proprio non ci voleva.
La solita porta chiusa e il solito portone aperto. Frizzi conobbe la miss Carlotta Mantovani e fu vero amore. Anni dopo nacque Stella.
Assomigliava a Corrado, è vero. Brutto dire l’erede. Però lo stile collimava.
Entrambi proponevano un intrattenimento salottiero, colloquiale, amichevole, spontaneo. Nulla di posticcio, nulla di urlato, nulla di finto.
Non pose, non esibizionismo, Fabrizio sapeva che un presentatore deve sapersi annullare quando accanto ha un ospite.
La battutina, sì, ci sta, poi appena i fari illuminano quell’altro, si faceva da parte.
Voleva fare tivù: stare di fronte al pubblico. Fabrizio mise un piede alla radio per poi appoggiarli entrambi dentro il bussolotto sopra la mensola, nel 1980.
Su Raidue, con Il barattolo, un programma per ragazzi. Di quando la rete di Stato pensava ai bambini. Ne fece di roba, fino all’altro ieri.
Guerreggia con Baudo, nonostante la differenza anagrafica, per la quantità dei programmi messi in cascina.
Diciamo che dopo il “Barattolo”, lui si affezionò al mondo dei piccoli e ci riprovò con “Tandem” fino alla consacrazione nel 1988: prima serata Raiuno con “Europa Europa”, assieme a Elisabetta Gardini.
Lo stesso anno del debutto a Miss Italia, fra l’altro. Enzo Mirigliani lo volle al timone e non si sbagliò.
Altre stagioni, certo, ma le serate finali superarono i dieci milioni. Le ragazze lo adoravano. «Un padre giovane», dicevano.
Plasmò i primi “Fatti vostri” di Guardì e trascinò nell’Olimpo “Scommettiamo che?”, il sabato sera con Milly Carlucci.
Proprio con Mantoni condusse una serata dei Telegatti, vinse parecchi Oscar Tv, la partita del cuore divenne casa sua e si spinse persino all’Arena di Verona per un’edizione de “La vedova allegra” con Bocelli.
Per anni gli italiani hanno cenato con lui dall’altra parte del vetro dentro “L’Eredità” e “I soliti ignoti”. Persino cantante nel “Tale e quale show” di Conti e danzatore nel “Ballando con le stelle” dell’amica Milly.
La televisione che vorresti, quella era la sua. La tv di una volta, senza dementi che si insultano e senza trucchi da Silvan dei poveri. Sincera e che sapeva farti star bene.
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