Addio all’ingegner Taverna, il leader dei costruttori friulani

Il capitano d’impresa è morto a 93 anni nella sua casa di via Viola. Rappresentò la categoria in Confindustria e nel Cda della Banca del Friuli 

UDINE. È stato a capo di una delle imprese che ha fatto la storia del Friuli nel settore delle opere marittime. L’ingegner Domenico Taverna, per due decenni leader dei costruttori edili di Confindustria Udine, della regione e dell’intero Triveneto, è morto ieri mattina nella sua casa in via Viola. Avrebbe compiuto 93 anni il 7 agosto.

Lascia in eredità il Friuli del dopoguerra ostinato, caparbio, capace di rimboccarsi le maniche sempre in qualsiasi momento, anche di fronte alle difficoltà.

Nato a San Giorgio di Nogaro nel 1925, Domenico Taverna rappresentava la terza generazione dell’omonima azienda di famiglia che all’apice del successo, tra gli anni Cinquanta e Settanta, poteva contare su circa 400 dipendenti. Fondata dal nonno Domenico, l’impresa aveva acquistato vigore sotto l’impulso del padre Archimede che fu anche parlamentare del Partito Liberale italiano. Fu l’impresa Taverna a realizzare i dragaggi delle lagune di Marano e Grado, i porti di Monfalcone, di Marano e di Arbatax a Tripoli, la pagoda di Lignano Pineta, a bonificare la vecchia darsena, a costruire scogliere di difesa e opere idrauliche in vari corsi d’acqua in tutta la regione, ma anche il ponte sull’Isonzo sulla strada da Monfalcone a Grado.

Laureato in Ingegneria all’università di Padova, l’imprenditore fu anche consigliere della Banca del Friuli e della Cassa edile (di cui il padre Archimede fu il fondatore), ma soprattutto fu la voce dei costruttori friulani a Roma portando avanti, fino a quando la salute glielo consentì, la carica di proboviro dell’associazione nazionale. «Non l’ho mai visto fare un giorno di ferie», racconta il nipote Paolo Tedesco.

«Era una persona molto stimata e altruista, solo all’apparenza burbera», racconta. «Dava molto agli altri senza chiedere nulla in cambio, quasi fosse naturale per lui. Nel lavoro – prosegue – era un forte accentratore e si era dedicato all’associazione costruttori non per trarne vantaggi, ma per aiutare l’intera categoria».

Nel 2002 Taverna entrò prima come socio di minoranza e poi di maggioranza a far parte della Icop dell’ingegner Paolo Petrucco che quattro anni fa rilevò la quasi totalità delle quote. Libero dagli impegni lavorativi, l’ingegnere quando poteva, si rifugiava nel castello di Rive d’Arcano caro alla famiglia.

«Apriva spesso il maniero al pubblico – confessa il nipote Paolo – felice di mostrarne le bellezze. Ai tempi del terremoto assieme agli operai lo ricostruì da cima a fondo senza l’aiuto di contributi. Andava fiero della fortezza ed era anche diventato consigliere del Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia». L’ingegner Taverna lascia la sorella Licia. I funerali saranno celebrati domani, alle 17, al tempio Ossario.

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