Addio al generale Aufiero, la “sentinella” del Sabotino

GORIZIA. Quando saliva sul Sabotino gli si inumidivano gli occhi. Lassù, nella casermetta ultimo baluardo dell’Occidente democratico al cospetto dal “babau” jugoslavo, ha trascorso con i suoi soldati molto tempo. Pure qualche festività, celebrata con titubanti brindisi, a debita distanza, con i “graniciari” di Tito. Erano i tempi della guerra fredda, della cortina di ferro che si snodava proprio sul crinale del Sabotino.
E c’era la Tita, la cagnetta mascotte dei nostri soldati, la quale se ne faceva beffe del confine e andava a segnare il territorio pure in Jugoslavia. Quel militare era il generale Sabato Aufiero, morto nella notte tra venerdì e ieri nella sua abitazione.
Aveva 66 anni. Sofferente da tempo, aveva ingaggiato con il male una lotta aspra e determinata. La notizia della sua scomparsa ha provocato profonda emozione in città. E pensare che proprio venerdì Aufiero si era sottoposto a una visita cardiologica all’ospedale di Cattinara.
Una carriera militare di tutto prestigio, la sua, che l’ha visto frequentare l’Accademia di Modena e tutte le altre scuole di specializzazione. Altrettanto ricco il suo curriculum, costellato di importanti missioni all’estero, come le esercitazioni della Nato in Norvegia e la permanenza in Medio Oriente quale osservatore dell’Onu. Dopo i diversi iniziali trasferimenti nei comandi della penisola, fra cui allo Stato maggiore a Roma, era approdato nella nostra provincia. prima nelle caserme di Cormòns, Lucinico e San Lorenzo, per poi essere chiamato al comando della Pozzuolo, quale responsabile dell’ufficio Oaio.
Il colonello Fulvio Peghinelli, allora suo diretto superiore, lo ricorda con commozione, mettendo in risalto le sue qualità di persona buona, piena di sensibilità e di immediata disponibilità. Anche il generale Vittorio Isoldi, già vicecomandante dell’unità, e compagno di studi in Accademia, si dice intensamente rattristato per questo decesso: «Ho perso un amico leale, generoso e determinato» ha commentato. Una determinazione che l’ha portato, fra l’altro, a essere protagonista in prima fila fra quanti chiedevano perché l’illuminazione della caserma sul Sabotino non rimanesse spenta ma illuminata.
Lo stesso sindaco di Gorizia, Ettore Romoli si mostra fortemente scosso per quanto accaduto, esprimendo il suo rammarico e il suo dolore a nome dell’intera città: «Aufiero ha ulteriormente valorizzato la storia di Gorizia - ha sottolineato il primo cittadino -, sapendo vivere e interpretare nella sua forma più intensa il travaglio e il sacrificio dei nostri soldati immolatisi sui pendii di quel sacro monte.
Profondo infatti è lo studio di documentazione e di analisi che ha fatto per sentirsi ancora più vicino a quei caduti e per favorire il loro costante ricordo. In questo contesto, importante anche la collaborazione con Mario Muto, presidente del Centro ricerche. Aufiero, che era rimasto vedovo, aveva fissato per il 14 dicembre la data delle nuove nozze. Lascia le sorelle Gaetana, Maria Concetta, Anna e il fratello Angelo unitamente ai nipoti. in particolare Federica Primo, caporalmaggiore dei Lancieri di Montebello a Roma. La data dei funerali del generale non è stata ancora stabilita.
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