Addio al chirurgo, fu per 40 anni in corsia
palmanova
Un professionista capace, un medico sempre disponibile per i suoi pazienti, una persona di grande riservatezza: così viene ricordato da chi lo ha conosciuto il dottor Vincenzo Lobrano, medico chirurgo per 40 anni nelle corsie dell’ospedale di Palmanova. È scomparso improvvisamente ieri, nella propria abitazione, a soltanto un paio di settimane di distanza dalla moglie.
Lobrano era nato a Cascina (in provincia di Pisa) da una famiglia di origine sarda, il 13 ottobre 1929. Laureatosi a Bologna, aveva lavorato per alcuni anni all’ospedale di Bellinzona, in Svizzera, e qui aveva conosciuto Mariangela Possoni che nel 1966 sarebbe divenuta sua moglie e con la quale ha condiviso l’intera vita. Arrivato a Palmanova a metà degli anni Sessanta, affiancò, come aiuto il primario di allora, il dottor Luigi Strukelj, contribuendo a far conoscere la chirurgia del nosocomio anche fuori Regione. Nel 1980, al pensionamento di Strukelj, egli vinse il concorso per il primariato e guidò la chirurgia fino al pensionamento avvenuto nel 1999. «Il concorso si svolse all’ospedale Maggiore di Trieste – ricorda l’allora presidente dell’ospedale, Carlo Del Mondo – e il dottor Lobrano contribuì, assieme al suo predecessore, alla crescita dell’ospedale cittadino. Persona riservatissima e ottimo professionista, visse il passaggio dalla gestione diretta dell’ospedale alle usl e poi il trasferimento dalla struttura di via Molin a quella di via Natisone. Ricordo che, sempre scrupoloso e mai sopra le righe, aveva un ottimo rapporto anche con i suoi collaboratori». E in effetti i medici e gli infermieri che con lui lavorarono lo ricordano con gratitudine. «All’epoca – racconta il dottor Luigi Di Caccamo, suo successore come primario e presidente del Rotary Club Aquileia Cervignano Palmanova – non c’erano grandi strumenti di diagnostica e molte tecnologie disponibili. Lobrano è stato uno degli ultimi chirurghi “vecchio stampo” dalla cui esperienza c’era tantissimo da imparare. L’ho frequentato anche successivamente all’interno del Rotary. Severo nello stile e nel modo di vivere, era molto altruista e ha dato davvero tanto». Con affetto ne parla anche la caposala di allora Silvana Pizzamiglio: «Era un chirurgo dalle mani d’oro. Aveva al suo attivo 30 mila interventi come primo operatore. Persona riservatissima, era instancabile e sempre disponibile per i pazienti e i loro familiari. Penso di non averlo mai sentito negarsi a qualcuno che chiedesse di lui».
E di questa dedizione e attaccamento alla propria professione è testimone anche il figlio Giovanni. «Anche i fine settimana, anche a Natale e Pasqua, lui almeno qualche ora al mattino la trascorreva in ospedale per il giro dei suoi pazienti». Più difficile per il figlio è parlare del Lobrano-padre. Qui la voce si spezza per l’emozione e ne escono soltanto poche parole, ma dense di significato: «Era una buona persona». L’addio a Lubrano verrà dato lunedì in forma strettamente privata viste le restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19.
Ai famigliari esprime la propria vicinanza anche il sindaco della città stellata, Francesco Martines, che con gratitudine dichiara: «Il dottor Lobrano è stato uno dei chirurghi e dei medici che hanno fatto la storia e garantito la crescita del nostro ospedale cittadino». —
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