Addio ad Antonio Bertoli, viveva per gli ultimi

AZZANO DECIMO. Si è spento mercoledì mattina, all’Hospice di San Vito al Tagliamento dov’era ricoverato da qualche tempo, Antonio Bertoli, diacono e fondatore dell’associazione Speranza onlus, realtà impegnata nella distribuzione di aiuti umanitari in alcune tra le zone più difficili del pianeta.
Aveva 72 anni, lascia la moglie, Letizia Bot, e i figli Fiorenzo, Adriana, Marcella, Paola e Valentina. I funerali saranno celebrati domani alle 10, nella chiesa di Corva, dal vescovo, monsignor Giuseppe Pellegrini. Stasera, alle 19, sarà recitato il rosario.
Antonio Bertoli era molto conosciuto per il suo impegno a favore del prossimo, nei confronti del quale aveva iniziato ad adoperarsi fin da giovane. Prima della pensione aveva aperto e gestito per anni una falegnameria, ma la sua più grande propensione era aiutare chi si trovava in difficoltà. Per questo, negli anni scorsi, aveva fondato Speranza onlus, associazione che mandava avanti assieme alla famiglia e ai tanti volontari che aveva saputo riunire attorno a sé grazie al suo grande spirito d'intraprendenza e alla naturale predisposizione verso chi stava peggio di lui. Un impegno che aveva concretizzato in varie forme, ancora prima della costituzione del sodalizio, e che negli ultimi anni lo aveva portato in Africa e nell’est Europa, in particolare ma non solo, a distribuire aiuti umanitari, a contribuire alla costruzione di scuole e ospedali.
Ogni qual volta rientrava da una missione era entusiasta, e il suo entusiasmo costituiva la linfa vitale di Speranza onlus, realtà che ora proseguirà l'attività grazie al lavoro dei figli di Antonio Bertoli. «Ma di tutte più grande è la carità»: il figlio Fiorenzo sceglie questa frase, tratta dall’Inno alla carità contenuto nella prima Lettera ai Corinzi, per descrivere il padre. «Era una persona incredibile – ricorda – ci ha insegnato molto con la sua semplicità, la sua intraprendenza, la sua voglia inesauribile di aiutare chi stava peggio. È difficile trovare le parole, in questo momento. Mio padre era speciale».
L’ultimo viaggio umanitario Bertoli lo aveva portato a termine nei mesi scorsi: era andato in Ungheria, dov’era di casa da anni e dove la gente lo adorava per quello che aveva saputo fare, in modo disinteressato e unicamente per aiutare le popolazioni locali. Guidato sempre dalla sua stella polare, la carità cristiana. (m.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto