Addio a Vincenzina, benzinaia di viale Trieste: «La situazione precipitata, è salita sola in ambulanza ma non è più tornata»

Macorigh aveva 76 anni. La situazione è precipitata in due settimane: «Stava bene, non aveva né febbre né tosse. Ha detto: è solo un controllo» 
Al centro tra la figlia Lucia (a sinistra) e un’amica
Al centro tra la figlia Lucia (a sinistra) e un’amica

UDINE. «Mamma stava benissimo, non aveva nemmeno una linea di febbre ne un colpo di tosse, non accusava alcuna stanchezza, era maniaca della disinfezione e portava sempre la mascherina. In due settimana se n’è andata».

Il sofferto racconto è di Elena Tiberi, la figlia di Vincenzina Macorigh, 76 anni, morta con il Covid mercoledì scorso, e per quarant’anni al distributore Agip all’angolo tra viale Trieste e via Pracchiuso, che gestiva con il marito Mario.

È successo tutto in pochi giorni e in modo inaspettato. Elena che viveva con lei, per scrupolo, decide di acquistare un saturimetro da dito: il livello di ossigeno nel sangue è inferiore alla media, tanto da farle allertare subito i sanitari. Arriva un’ambulanza e la signora Vincenzina è ricoverata al Santa Maria Della Misericordia. La donna sale sul mezzo da sola, tranquilla, saluta la figlia: «Tanto – dice – è soltanto un controllo. Ci rivediamo presto». Vicenzina Macorigh non è più tornata a casa. Dopo 14 giorni di ricovero in terapia intensiva è morta. Il Covid, improvviso e violento, l’ha strappata all’affetto delle sue due figlie Elena e Lucia e di tutti i suoi cari nel modo crudele che questa malattia infettiva sa fare. Senza un saluto, una stretta di mano, una parola di conforto.

La notizia dell’improvvisa scomparsa di Vincenzina Macorigh vedova Tiberi ha destato vasta impressione. La donna, come si diceva, assieme al marito Mario aveva gestito per quarant’anni il distributore Agip all’angolo tra viale Trieste e l’inizio di via Pracchiuso. Ora ridotto a rudere. Una quindicina di anni fa, quando i coniugi Tiberi avevano smesso l’attività per la pensione era prevista la costruzione, mai avvenuta, di un edificio.

In città molti conoscevano Vicenzina la benzinaia per la sua simpatia, disponibilità e gentilezza. In un triangolo di qualche decina di metri quadrati lavorava tutta la famiglia: i genitori nella stazione di servizio, la figlia Lucia al vicino supermercato della calzatura che ora non c’è più, e la sorella Elena nella farmacia Ariis, dove tuttora lavora. Una famiglia unita della quale Vincenzina era la colonna portante. Poco dopo la pensione aveva perso il marito e da 14 anni ogni giorno, con qualsiasi tempo, fino all’ultimo si recava a dagli un saluto al cimitero. «La mamma era la persona più buona al mondo – dice la figlia Lucia – faceva tanta beneficenza, nel silenzio senza mai apparire, tutti le volevano bene perché in tutti ha lasciato un bel ricordo. Otto mesi fa aveva perso il fratello per lei era stato un grande dolore. La sua infanzia l’aveva passata a Raschiacco di Faedis dove era nata poi, sposata giovanissima, si era trasferita a Udine. La mamma amava tanto i fiori, le piaceva viaggiare, la sua famiglia veniva prima di ogni cosa. Amava la gente, andava d’accordo con tutti, era conosciuta da tante persone, come papà, per la loro lunga attività».

Non era difficile incontrarla con la sua bici con il suo inconfondibile sorriso, sempre intenta a salutare qualcuno. Ora riposa nel cimitero di Paderno.

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