Addio a Tremonti, alpinista e presidente del Comitato per l’università friulana
Notaio, aveva 95 anni. Appassionato di montagna, esplorò molte vette inviolate dalle Ande, all’Africa e all’Himalaya Nel 1978 fu lui a illustrare la proposta di legge popolare per l’istituzione dell’ateneo alla commissione parlamentare

UDINE. È morto Marino Tremonti, ex presidente del comitato per l’autonomia dell’università friulana e, negli anni Cinquanta, esploratore di vette inviolate dall’Africa alle Ande, dall’Himalaya al Canada.
Il notaio udinese si è spento a 95 anni a Lorenzago di Cadore, paese di origine della famiglia. Aveva accanto i figli Giulio, notaio a Tolmezzo, e Flavio, avvocato a Udine. Abitava in via Carducci e da qualche mese aveva perso la moglie, Algie, ma non aveva perso la passione per la montagna e infatti seguiva con attenzione l’attività del Cai e in particolare della sua sezione udinese, la Società Alpina Friulana, di cui era il socio più anziano, con ben 79 bollini al suo attivo sulla tessera.
Nel 1958, quando conquistò le inviolate guglie del Mawenzi a più di cinquemila metri, nel gruppo del Kilimangiaro, ne battezzò una Cai Udine. Marino Tremonti era nato a Gorizia il primo dicembre 1924 e si era trasferito a Udine dopo la laurea a Padova nel 1947 e un quinquennio da segretario comunale nei comuni dell’Isontino. Quando vince il concorso di notaio, comincia a pensare alle vette extraeuropee e all’università friulana.
Il suo impegno per l’ateneo
Assieme a Gianfranco D’Aronco, gli onorevoli Arnaldo Baracetti e Silvana Fachin Schiavi, Tremonti raccolse le firme a sostegno della proposta di legge popolare per l’istituzione dell’ateneo friulano e nel 1978 tenne a Roma la relazione del comitato davanti alla commissione parlamentare. Una battaglia, quella dell’Ateneo friulano, che oggi continua a causa dei sottofinanziamenti.
E che nel 2012 valse a Tremonti il conferimento della medaglia della Provincia, quale omaggio al comitato per l’università friulana a 40 anni dalla sua nascita. «Un organismo che – disse l’allora presidente Pietro Fontanini – non va dimenticato insieme agli uomini che il 10 febbraio 1972 lo costituirono per smuovere dall’immobilismo e dall’apatia i friulani e per incidere in maniera importante anche sui partiti ostinatamente contrari allo sviluppo universitario fuori dalla città di Trieste».
Ed era stato lo stesso Tremonti, nel 2008, attraverso le colonne del “Messaggero Veneto”, a ricordare come l’università friulana fosse stata istituita «a seguito di un larghissimo movimento popolare - caso unico in Italia - con la presentazione nel 1976 di una proposta di legge firmata da oltre 125.000 elettori, che convinse i politici di allora a unirsi per superare le tenaci resistenze triestine». Una conquista preziosa, evidenziava con orgoglio con il suo intervento.
«Enorme è stato il beneficio economico per il territorio: basti pensare a tutte le strutture edilizie sorte e recuperate, alla ricaduta sulla ricerca e sull’occupazione, al grande vantaggio per gli studenti costituito da una sede universitaria posta al centro della regione e quindi al risparmio realizzato dalle famiglie delle tre province friulane».
Sembrava un sogno, si rivelò una lungimirante e legittima aspirazione. Anche grazie a lui divenne una solida certezza. «È stato un bel successo, ma si può fare di più», aveva detto di recente, rivelando che il suo impegno e le sue ambizioni non erano venute meno. Una battaglia di cui andava orgoglioso.
La sua passione per le vette
Tremonti è stato anche un appassionato esploratore. Dopo l’Africa, nel 1963 è la volta della vetta andina dell’Obispo in Ecuador, 5319 metri. Nel 1966 sale sulle cime vergini del Sant’Elia in Canada. Nel 1968 conquista per la prima volta il monte Parvati nell’Himalaya indiano, cima di 6632 metri che era sfuggita l’anno prima a una spedizione del Cai di Roma.
Negli anni Settanta dà manforte all’Alpina Friulana di Udine, valorizzando la biblioteca e incoraggiando i giovani alpinisti locali a guardare a nuovi orizzonti. Ala Dag in Turchia, Nepal, Pakistan: Tremonti finanzia e appoggia le spedizioni udinesi.
Nel 1974 la Saf festeggia il centenario conquistando un settemila nell’Hindu Kush. «Il più grande conoscitore delle montagne del mondo nella nostra regione è senz’altro il notaio Marino Tremonti», dirà di lui Sergio De Infanti nel 2007 in un articolo su “In Alto”, la storica rivista della Saf.
Sulla stessa rivista, l’anno scorso, Tremonti aveva concesso una lunga intervista in cui per la prima volta era stata pubblicata la bibliografia dei suoi innumerevoli articoli e récit d’ascension usciti fra l’altro sui prestigiosi Alpine Journal e Himalaya Journal.
Il ricordo della famiglia
Nei giorni del lockdown, Tremonti aveva chiamato la Saf per dare il suo appoggio ai prossimi progetti culturali. «Ha sempre seguito con appassionata curiosità tutte le vicende dell’Alpina – ricorda lo storico Umberto Sello –. Dopo l’epoca dei grandi mecenati, come Arturo Ferrucci, Tremonti è stato fra coloro che di più hanno difeso il patrimonio, l’archivio del sodalizio alpinistico udinese e la cultura della montagna».
Il figlio Giulio rievoca il suo ultimo brindisi. «L’ha fatto davanti alle Marmarole, che vedeva dalla finestra della casa di Lorenzago, in ricordo di nostra madre. Ci ha ringraziati tutti, prima di coricarsi. Nei giorni scorsi, aveva avuto uno scompenso cardiaco, ma stava meglio». I funerali saranno celebrati giovedì alle 9 nella chiesa della Beata Vergine del Carmine in via Aquileia. —
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