Addio a Maria, volto gentile della Snaidero e vedova del cavalier Rino

MAJANO. Può sembrare un luogo comune, ma è spesso vero che dietro a un grande uomo c’è una grande donna. Nel caso della vedova di Rino Snaidero, Maria Candusso, il detto è più che mai calzante, perché la moglie del Cavalier Rino, che pure in azienda non ha mai avuto (né voluto) ruoli ufficiali, è stata una colonna della Snaidero, il volto gentile dell’impresa produttrice di cucine. Si è spenta ieri pomeriggio, nella casa di Majano, all’età di 98 anni, ben 17 anni dopo il marito, attorniata dalla sua numerosa famiglia che la saluterà nei prossimi giorni in una cerimonia strettamente privata.
Originaria di Mels di Colloredo, Maria Candusso nasce nel 1922 in una modesta famiglia contadina. Conosciuto Rino è amore a prima vista. «Il primo e unico grande amore della sua vita», raccontano i figli. Le nozze vengono celebrate nel 1946, il 9 marzo. A gennaio Snaidero inaugura il laboratorio, a Deveacco, dietro la casa del padre. L’epopea arancione inizia così. Producendo, con l’aiuto di 16 persone a libro paga, camere da letto e serramenti. Al suo fianco, la moglie Maria lo incoraggia e nel frattempo gli regala la gioia della paternità. Nel 1947 vede la luce Elvia, la loro prima figlia, poi la famiglia cresce ancora, con Roberto, Dario e infine Edi. Sono anni determinanti per l’azienda.
Nel 1959 nasce la Rino Snaidero & C, un nome che unisce in evidenza quello del Cavaliere e cela dietro l’iniziale il cognome della moglie. Una sintesi perfetta. Il laboratorio diventa così una realtà strutturata e inizia a produrre soltanto cucine. Il 9 gennaio 1960 viene inaugurato il nuovo insediamento industriale dell’azienda in viale Europa Unita, oggi viale Rino Snaidero Cavaliere del lavoro. Inizia qui l’ascesa del marchio arancione, che negli anni successivi diventa leader nel mondo delle cucine a livello internazionale, un simbolo del design made in Italy, incarnato alla perfezione da Spazio vivo, la cucina a isola centrale, progettata nel 1968 (ed entrata a far parte della collezione permanente del Moma di New York) dal compianto architetto Virgilio Forchiassin, scomparso pochi giorni fa.
Di quegli anni i figli ricordano il ruolo da mediatrice della madre, l’ombra discreta dell’imprenditore. «Era sempre accanto a nostro padre – dicono i figli –, il volto gentile della Snaidero. Andava spesso in azienda, a salutare gli operai, a chieder loro se tutto andasse bene». «Se nostro padre era il presidente, lei era il vice, anche se il ruolo formalmente non lo aveva», aggiungono Elvia, Edi e Roberto che ieri si sono ritrovati a Majano. Tutti al capezzale della madre tranne Dario, bloccato a Los Angeles dove vive e da dove, al momento, non gli è possibile rientrare.
«È stata una mamma dolce e protettiva», raccontano ancora i figli ricordandone l’impegno anzitutto tra le mura domestiche. «Era una donna straordinaria, mai sopra le righe. Molto affettuosa, soprattutto con i nipoti, che oggi stanno soffrendo probabilmente più di noi. Aveva un carattere forte – aggiungono i figli –, ma non aggressivo. Era il complemento perfetto di Rino Snaidero. Ci piace pensare che stasera siano a cena lassù. Nuovamente insieme».
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