Addio a Giovanni Comelli era il decano dei giornalisti

di MARIO BLASONI
Aveva festeggiato il traguardo dei 102 anni lo scorso 15 dicembre tra l’affetto dei suoi cari, ma non è riuscito celebrare il Santo Natale. Giovanni Comelli, il decano dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, è mancato tra le mure della propria abitazione a Tarcento nella notte fra il 23 e la vigilia. Era originario di Nimis. I funerali saranno celebrati domani alle 10.30, nel duomo di Tarcento, partendo dalla casa funeraria Benedetto. La salma sarà tumulata a Tricesimo, nella tomba di famiglia.
Una lunga vita dedicata al giornalismo (ma non solo), curiosamente distinta in due parti: la prima da bibliotecario-pubblicista, la seconda da redattore Rai professionista. Decano assoluto della categoria, Comelli era professionista dal 1961, ma la sua anzianità, nel ramo pubblicisti, è ancora più da primato: risale al 1946! È, appunto, nell’immediato dopoguerra che il giovane Comelli, laureato in lettere a Padova, dopo aver partecipato al conflitto come ufficiale di complemento in zona operazioni al confine con la Jugoslavia, fu tra i protagonisti del risveglio culturale della città e del Friuli. Il 4 aprile ’46 venne assunto, come vicedirettore, alla Biblioteca civica Joppi, accanto al titolare, il dottor Giobatta Corgnali, al quale subentrò nel 1954. Nel ruolo che in precedenza fu di personaggi come i Pirona, Joppi, Leicht, Momigliano e lo stesso Corgnali, il neodirettore promosse il potenziamento e l’ammodernamento della Biblioteca civica. Sotto la sua direzione fu realizzata la torre libraria, un magazzino a sei piani attiguo al palazzo Bartolini, fu ingrandito il salone di lettura, creato il nuovo ingresso. Dai libri ai quotidiani Comelli cominciò a scrivere sul quotidiano del Cln Libertà (il primo articolo riguardò l’eccidio di Torlano del ’44) e quindi sul Messaggero Veneto, nato proprio allora (26 maggio 1946).
Assieme al pittore Pellis, che abitava accanto alla biblioteca – raccontava lo stesso Comelli –, cominciò a frequentare un gruppo di artisti che si riuniva in discussioni e bicchierate serali all’Aquila nera di via Manin. C’erano Pittino, Mitri, Liusso, Toso, Saccomani e tanti altri, dei quali frequentò le mostre dedicando loro articoli e recensioni. Pellis gli fece anche scoprire il pittore udinese Odorico Politi (1785-1846). Al Circolo artistico, sotto il municipio, si fece una grande mostra delle sue opere e Comelli ne scrisse una monografia, pubblicata da Chino Ermacora nelle edizioni d’arte della Panarie. Ebbe anche l’incarico di commemorare Politi all’apertura dell’anno dell’Accademia di scienze lettere e arti di Udine. Nel periodo bibliotecario-pubblicistico Giovanni Comelli ha collaborato anche con la rivista Julia Gens, con le pubblicazioni della Filologica e con le Memorie storiche forogiuliesi della Deputazione di storia patria, nonché con l’almanacco Avanti cul brun! di Arturo Feruglio. Ha scritto per il periodico Accademie e biblioteche d’Italia, per la Sansoni e altre case editrici.
Nel luglio 1960 la svolta, con l’assunzione al Giornale radio del Friuli Venezia Giulia. Tempi . duri all’inizio in Rai, ma poi vita più facile – e consona alle sue attitudini e conoscenze – con l’incarico della Terza pagina, dove coordinava il lavoro di critici musicali come Viozzi, cinematografici come Ranieri, letterari come Sgorlon, artistici come Gioseffi... Si è occupato della cronaca degli interventi al consiglio regionale (dall’epoca del presidente Berzanti a quella di Antonio Comelli), ma anche di eventi importanti come le visite del presidente Saragat (1966) e di Paolo VI (1972). Altri impegni sono legati al terremoto del ’76, quando, per l’assenza di Isi Benini, che si trovava in America, ebbe la responsabilità della redazione di Udine, con la collaborazione di Claudio Cojutti.
Giovanni Comelli s’era sposato nel 1960 con Carla Santomaso, ex collega figlia di Vittorio Santomaso, che fu presidente del tribunale di Trieste. La figlia Elena è giornalista con esperienze negli Usa, esperta sulle fonti d’energia, sopratutto nucleare, e scrive su Giorno, Corriere della Sera e Sole 24 Ore.
Appassionato di montagna, Comelli ha sciato fino a quando aveva 81 anni. Ha lasciato l’auto a Natale del 2010, quando – diceva – «la patente è scaduta e ho detto basta».
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