Addio a Bo, l’ambientalista che aveva stregato Caneva: la sua casa era un carro

L’ungherere Blasio Bolash voleva raggiungere la Normandia a piedi. Aveva appena varcato il confine con la Francia, un’auto l’ha travolto

CANEVA. Addio a Blasio Bolash, il giramondo ambientalista che si faceva chiamare Bo e attraversava l’Europa a piedi con un carro trainato dai buoi: un incidente sulla strada lo ha strappato alla sua vocazione pacifista e agli amici della Pedemontana.

Il lutto ha preso in contropiede tanti amici, a Caneva e Fiaschetti. «Bo aveva attraversato il nostro territorio un anno fa – ha ricordato Lucio Tomasella –. Tanti lo avevano incontrato sulle strade friulane e venete: si era fermato a casa di amici ed era ripartito con buoi, mucche e cane».

Arrivava dall’Ungheria e la vita da nomade lo portava in solitaria a caccia di orizzonti nuovi, a piedi e con ritmi lenti per conoscere gente, culture, territori. «L’incidente è capitato vicino a Villard-Bonnot in Val d’Isère e gli è costato la vita – Tomasella si è informato nel tam-tam sul web –. Un’auto che viaggiava in direzione opposta l’ha investito e non c’è stato nulla da fare».

Il passaparola su Facebook ha incrociato i ricordi e le emozioni che Bo provocava. «Aveva grinta e coraggio – dicono i messaggi dei social –. Tanti lo hanno accolto nella Pedemontana, con i suoi animali». Viveva una dimensione naturale e incantava tutti con i suoi racconti di viaggio.

«Un uomo libero fino in fondo – ha aggiunto Tomasella –. Socievole, si faceva fotografare, scambiava due parole e poi riprendeva il viaggio». Obiettivo: i confini francesi e poi la Normandia.

A Caneva si era fermato una notte e aveva promesso di ritornare nel viaggio di rientro in Ungheria: ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi amici e tanti ricordi dei suoi racconti favolosi. Blasio Bolash era in viaggio da 14 anni, con carro e buoi al seguito, al ritmo di 20 chilometri al giorno a piedi e si definiva un “ambientalista convinto».

A Caneva aveva spiegato la sua vita. «Mi fermo dove c’è qualcuno che mi offre ospitalità in un campo, perché la mia casa è il carro –. Poi ripartirò verso le regioni a occidente: attraverso l’Europa da ambientalista». Il clima non era un problema: in maggio è stato incrociato in Valpadana e aveva regalato il sorriso e quella scelta di vita all’insegna della libertà che faceva riflettere. “Un nomade autentico”.

L’ha ricordato Tomasella: Bo dimostrava che la paura dell’imprevisto e dei disagi si può sfidare e vincere. «Portava con sé un messaggio importante sulla mobilità a misura umana – lo ricordano così a Caneva –. Poi l’amore per gli animali e la dimensione della vita senza tempo e senza tecnologie».

Una scelta estrema sulla strada che amava in tutte le latitudini e che lo ha tradito. In una domenica di settembre quando un’automobilista di 90 anni non lo ha visto, accecato dal sole e ha travolto Bo.


 

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