Addio a Alberto Di Caporiacco, il giornalista autonomista

L’esponente del Movimento Friuli è morto a 57 anni, all’ospedale di Gemona. La malattia lo aveva colpito un anno fa
Servizio n.569963: 17 Dicembre 2012 - Hotel Astoria - UDINE (Udine) - Conferenza stampa Movimento Friuli - Udine 16 dicembre 2012: conferenza strampa del movimento friuli. da sinistra alberto di caporiacco e marco de agostini. - - - fotoudlancia
Servizio n.569963: 17 Dicembre 2012 - Hotel Astoria - UDINE (Udine) - Conferenza stampa Movimento Friuli - Udine 16 dicembre 2012: conferenza strampa del movimento friuli. da sinistra alberto di caporiacco e marco de agostini. - - - fotoudlancia

Battaglie autonomiste ne aveva vinte tante, ma quella contro la malattia che lo colpì all’inizio dello scorso anno, è risultata impossibile anche per il giornalista, Alberto di Caporiacco, noto esponente del Movimento Friuli, deceduto, ieri mattina, all’ospedale di Gemona. Aveva 57 anni. Lascia la moglie Valentina e due figlie. Lascia anche un vuoto nel mondo autonomista e friulanista, dove era cresciuto seguendo gli insegnamenti del padre, storico e politico, Gino di Caporiacco. Nel Movimento Friuli (Mf), Alberto di Caporiacco continuò a militare fino alla fine dei suoi giorni.

Direttore del giornale on line “Il Giornale del Friuli.net”, la voce di Alberto di Caporiacco aveva collaborato a lungo anche con il Messaggero Veneto. Seguiva le cronache sportive. Ex dipendente della Corte dei conti, la sua vita fu caratterizzata dalla passione politica e dalle lotte per l’autonomia del Friuli. Eletto, nel 1990, in Consiglio comunale a Udine (allora la città era governata dall’avvocato Piero Zanfagnini), di Caporiacco non mancò di promuovere le istanze autonomiste anche in veste di assessore alla Cultura. La delega la ricevette da Claudio Mussato, sindaco dopo le dimissioni di Zanfagnini. L’esponente del Mf mantenne la delega fino al 14 settembre 1994. Questa non fu l’unica parentesi amministrativa di Alberto di Caporiacco che, nell’era Pelizzo, sedette anche sui banchi del consiglio provinciale.

Alberto di Caporiacco visse una vita intensa, alle volte spericolata. In politica e nella professione non mancò di denunciare quelle che lui riteneva ingiustizie o errate applicazioni delle regole. Una serie di esposti e di ricorsi portano la sua firma. Era testardo e ostinato, non mollava mai. Neppure quando andò incontro alla vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto in prima persona. Le conseguenze di quella parentesi dolorosa, unite alla malattia che sarebbe comparsa da lì a poco, lo cambiarono profondamente.

Contornato dall’affetto dei familiari e di pochi amici, di Caporiacco lottò come un leone contro quel male incurabile che gli venne diagnosticato esattamente un anno fa. Fu lui stesso a comunicarlo ai suoi lettori. Nell’editoriale che pubblicò sul Giornale del Friuli il 5 febbraio 2016 scrisse: «Oggi non ho motivo di sorridere e, francamente, non ce l’ho già da qualche tempo, ma tuttavia mi sembra giusto non nascondervi nulla e dirvi chiaramente che i medici mi hanno comunicato che ho un cancro e che dovrò essere operato a breve». Superò l’intervento, tornò in sella chiedendo, però, aiuto ai suoi lettori. Lanciò il crowdfunding motivandolo con il fatto, era il 16 maggio dello scorso anno, che «Alberto di Caporiacco non è più e non sarà mai più quello di una volta». Chiedeva affetto e supporto per evitare di ritirarsi «nel mio eremo in collina, dedicandomi ad alberi, alla famiglia, al mio cane e a splendide passeggiate in bicicletta o a piedi in un ambiente incontaminato».

Due giorni più tardi aggiunse: «Guardo la vita sotto una prospettiva diversa. Sono sempre un leone, mi verrebbe voglia di spaccare tutto, ma devo per forza di cose recitare la parte del leone saggio e capire che certe cose non le posso più fare. O, meglio, mi riuscirebbero molto difficili. Devo per forza di cose accontentarmi di quello che ho fatto e darmi altri traguardi e altre prospettive». Mai avrebbe immaginato di tagliare, pochi mesi dopo, il traguardo della morte. Se ne è andato in una mattina freddissima, lasciando ai familiari le ultime volontà.

La moglie e le figlie si sono chiuse nel loro dolore. Da quanto si è potuto apprendere non ci sarà alcuna commemorazione, né necrologi e cerimonia funebre. Il suo corpo sarà cremato e le ceneri custodite nella sua casa di Colloredo di Monte Albano. Anche il leader del Movimento Friuli, Marco De Agostini, si adegua alle volontà della famiglia. Non esclude però di ricordare l’amico di sempre con una messa a suffragio, a un mese dalla morte.

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