Accusato di tentato omicidio: dopo 4 anni il caso va in archivio

Claut, tanto ci è voluto perchè l’impresario Alessio Martini uscisse riabilitato da un’odissea giudiziaria. L’avevano ritenuto un bracconiere che, ignorato l’alt, aveva cercato di investire i militari della Forestale
TOGA AVVOCATO AULA TRIBUNALE
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CLAUT. Per quattro anni è stato considerato come un bracconiere privo di scrupoli, capace persino di scaraventarsi in auto contro le forze dell’ordine pur di sfuggire a un posto di blocco. Ora, però, l’imprenditore di Claut, Alessio Martini, esce completamente riabilitato da una delicata inchiesta per tentato omicidio partita il 26 maggio 2013. La procura di Pordenone ha infatti chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il nulla osta ad archiviare la posizione del valcellinese, che ha 39 anni e amministrata una ditta di costruzioni che opera anche per enti pubblici.


Il tutto ha preso le mosse la notte in cui alcuni agenti della guardia forestale si erano appostati in Val Settimana, alle porte di Claut. Un informatore aveva giurato che dei bracconieri si sarebbero fatti vivi in quelle zone. In effetti, un pick up transitò per la pista. Gli uomini della Forestale intimarono l’alt, ma il conducente accelerò, puntando dritto al posto di blocco. Scansandosi, i componenti della pattuglia evitarono il peggio e si misero sulle tracce del fuggitivo, il quale, dopo un lungo inseguimento, si dileguò.


Per Martini, l’incubo iniziò circa un mese dopo, quando, alle prime luci dell’alba, la sua casa venne circondata dagli investigatori. Altre fonti confidenziali avevano citato l’impresario come l’autore del folle gesto di alcune settimane prima. La perquisizione durò ore e si estese anche agli immobili dei parenti. A Martini vennero sequestrati il furgone aziendale e i fucili con cui andava a caccia, regolarmente detenuti. Il prefetto di Pordenone gli revocò subito il porto d’armi e per l’uomo cominciò un periodo nero, anche sul fronte lavorativo. «Non è stato facile convincere committenti e conoscenti della mia innocenza, ancora oggi c’è chi mi prende in giro chiedendomi come va la caccia di frodo», fa sapere l’impresario.


Nei giorni scorsi, dopo una serie di attività difensive da parte del legale di fiducia Antonio Malattia, il fascicolo è stato chiuso in un cassetto. Secondo il pubblico ministero Federico Facchin, non esistono elementi tali da fornire indizi a carico di Alessio Martini. Non vi è stata infatti neppure una piena convergenza tra il colore del mezzo che avrebbe cercato di investire i forestali e quello abitualmente usato dall’indagato. Il pick up è stato quindi restituito al proprietario e anche le armi sono rientrate in suo possesso. L’altro giorno, l’epilogo, con il prefetto che ha revocato la precedente ordinanza di diniego all’uso dei fucili.


In questi quattro anni, a Martini era stato pure impedito di accedere alla riserva venatoria di cui è socio. «Sono grato ai magistrati per aver fatto luce su un’odissea che non augurerei a nessuno», afferma ora il clautano.


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