Accolti a Cargnacco i resti di cento caduti in Russia

Sei identificati: le loro spoglie saranno consegnate alle famiglie per la sepoltura Gli altri riposeranno al tempio. Don Villa: onore a chi è morto per la nostra libertà
Pozzuolo 23 giugno 2018. Cerimona rientro salme alpini al Tempio di Cargnacco. © Foto Petrussi
Pozzuolo 23 giugno 2018. Cerimona rientro salme alpini al Tempio di Cargnacco. © Foto Petrussi

POZZUOLO. «Riportare gli ignoti significa riassegnarli alla terra dei padri e noi dobbiamo loro il rispetto del rientro in Patria». Con queste parole il generale di divisione Alessandro Veltri, commissario generale per le onoranze ai caduti, ha salutato l’arrivo al tempio di Cargnacco dei resti di cento soldati morti in Russia durante la Seconda guerra mondiale. «Vanno a unirsi ai 12 mila caduti che dal 1990 sono rientrati in Italia – ha spiegato Veltri –. Una data che ha fatto da spartiacque con la caduta del Muro di Berlino: da allora abbiamo potuto riprendere i contatti con la Russia, avere un corrispondente e iniziare un’attività che continua e continuerà in tutte le aree dove l’Italia ha combattuto e dove purtroppo ci sono ancora morti italiani da riportare a casa. Anche per questo la missione fa capo al Ministro della Difesa».

Solamente sei dei cento soldati che sono ritornati in Patria il 15 giugno di quest’anno dalla Russia sono stati identificati con certezza: si tratta di Lino Omezzoli, Pasquale Iorio, Giuseppe Muselli, Pietro Ramoino, Lorenzo Scaramella ed Eugenio Mazzesi. Nessuno di origine friulana. Ad accompagnarli tutti nel loro ultimo viaggio, ieri, c’erano cento soldati in armi che hanno portato in braccio ognuno una cassetta avvolta con il Tricolore contenente le spoglie.

Ogni passo dei militari è stato scandito da un battito di tamburo fino all’arrivo nel piazzale antistante il tempio, dove i caduti hanno ricevuto gli onori del picchetto interforze e della fanfara della brigata alpina Julia, assieme al saluto della gente, delle autorità civili e militari, della medaglia d’oro al valor militare Paola Del Din, dei gonfaloni delle città medagliate e delle associazioni combattentistiche e d’arma. Tra i politici presenti anche l’assessore regionale Barbara Zilli e il consigliere regionale Mariagrazia Santoro. Quando le spoglie dei cento hanno trovato sistemazione sul piazzale, il vicario episcopale don Pierpaolo Villa ha celebrato la messa. «Siamo qui oggi a onorare chi ha speso la propria vita per lasciarci la libertà che viviamo – ha detto don Villa –, un tesoro prezioso, ricco di valori che noi spesso diamo per scontati, ma che vanno testimoniati. I giovani devono conoscere la libertà nella pace». Al termine della messa, dopo la lettura della preghiera del caduto in Russia, sono state benedette le spoglie, una zolla di terra di Russia e alcuni semi di girasole dei campi dove sono state combattute le principali battaglie. Come sono stati accompagnati sul piazzale del tempio, i cento militari italiani sulle note del “Silenzio” sono stati deposti nella cripta assieme alle altre 8.622 salme che già qui riposano. Le spoglie dei sei caduti identificati saranno consegnate alle famiglie per la tumulazione. Tutti gli altri resteranno a Cargnacco.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto