Accoltellò il rivale in amore: condannato a tre anni e otto mesi
L’episodio in Borgo Stazione a poche ore dall’omicidio Tominaga. Inizialmente l’accusa era quella di tentato omicidio, poi riqualiicata in lesioni gravissime

Il 22 giugno 2024, nello stesso giorno in cui, poco prima dell’alba, in un locale di via Pelliccerie, l’imprenditore giapponese Shimpei Tominaga venne colpito al volto da un pugno, morendo poco dopo in ospedale, attorno alle 20 si verificò un altro grave fatto di sangue: un accoltellamento in borgo stazione.
Il protagonista della vicenda, Miguel Angelucci, napoletano 36enne residente a Udine, accusato dell’ipotesi di reato di tentato omicidio, poi riqualificata in lesioni gravissime, ai danni di un venezuelano di 40 anni, martedì mattina è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione dal gup di Udine Carlotta Silva. Ad assisterlo c’era l’avvocato Emanuele Sergo.
Stando alla ricostruzione della Procura, Angelucci, quel 22 giugno 2024, aveva affrontato il 40enne venezuelano con un coltello della lunghezza complessiva di 34 centimetri, colpendolo prima al braccio sinistro, poi alla schiena, infine, una volta caduto a terra, continuando a ferirlo. In tal modo aveva causato all’uomo lesioni al braccio, al costato e al ginocchio giudicate guaribili non prima di 40 giorni.
La Procura aveva indicato come causa dell’accaduto «motivi futili come ritorsione per una precedente lite», avvenuta per ragioni sentimentali. Diversa la versione fornita dall’avvocato Sergo, secondo il quale il suo cliente, dopo aver subito un pestaggio, per paura di essere nuovamente aggredito, si era convinto a girare con un coltello in tasca. La sera del 22 giugno, uscendo dal bagno di un locale di via Roma, Angelucci si era trovato davanti il 40enne venezuelano. Evidentemente tra i due c’era già della ruggine, scaturita subito in una colluttazione.
Inizialmente l’uomo era stato accusato di tentato omicidio. L’imputazione è stata rideterminata in lesioni gravi dopo il deposito delle perizie dei consulenti dell’accusa e della difesa. «La difesa è soddisfatta – le parole dell’avvocato Sergo – perché la questione si è notevolmente ridimensionata rispetto all’ipotesi iniziale. Ci riserviamo ogni eventuale determinazione dopo aver letto la motivazione della sentenza».
Il legale ha spiegato che, tramite l’opera di Alfonso De Maglio, consulente medico della difesa per l’accertamento tecnico irripetibile, è stato evidenziato che parte delle lesioni riscontrate sulla persona offesa non erano collegate all’azione di Angelucci. «Mai nel corso dell’evento – ha aggiunto l’avvocato Sergo – la vita della persona offesa è risultata a rischio. Secondo la linea difensiva avvalorata da De Maglio, anche la lesione più grave è compatibile con una caduta a terra della persona offesa e non è pertanto una conseguenza diretta del colpo inferto con l’arma da Angelucci».
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