Abusò sessualmente di un’incapace. Il pm chiede sei anni

Viveva in un mondo tutto suo quella creatura con il corpo di una donna di 32 anni e la mente di una bambina di sei. Lo fece fino a un giorno di luglio quando quell’uomo “bello e alto” le suonò il clacson e la fece salire sul suo furgone bianco portandola in un bosco. Lì le fece delle “porcherie” e le “tirò i capelli”.
Con queste schegge di ricordi messi un fila da una donna con problemi psichici la Procura di Udine ha ricostruito la dinamica di una violenza sessuale «un crimine di per sè odioso, ma in questo caso ancor più odioso viste le condizioni della vittima» ha commentato il pm Marco Panzeri nella sua requisitoria ieri dinanzi ai giudici del tribunale di Udine riuniti in composizione collegiale (presidente Carla Missera a latere Fraioli e Alcaro) chiedendo una condanna a sei anni.
Lui, VladimirRamaj, cittadino albanese di 35 anni nel frattempo è tornato in Albania e si è reso irreperibile. Ad agire per lei è la sorella che si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Michele Lanzutti chiedendo un risarcimento di 100 mila euro. La vicenda risale a un non meglio precisato giorno di luglio 2010. Lei conosceva quell’uomo di bell’aspetto con alcuni tatuaggi sulla pelle e un anello al dito, lo vedeva passare quando andava da una vicina a sbrigare piccole commissioni mentre lui lavorava in cantiere. Una volta lui le avrebbe anche dato un passaggio.
Fino al giorno in cui fu violentata. Lei riconobbe nella sua foto di Ramaj il suo aggressore. Eppure questo quadro indiziario all’avvocato difensore Daniela Lizzi è sembrato troppo fragile e frammentario e la ricostruzione della donna piena di lacune e di forzature, per questo la Lizzi ha chiesto l’assoluzione del suo assistito per non aver commesso il fatto. La sentenza sarà emessa il 13 novembre. (a.c.)
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