A Spilimbergo finisce un’epoca: “Pasqualino” chiude dopo 50 anni

SPILIMBERGO. Entro la fine dell'anno Spilimbergo perderà un'altra insegna storica. Chiuderà i battenti, dopo oltre mezzo secolo di attività, la pizzeria “Da Pasqualino”, uno fra i primi locali di questo tipo in provincia.
A darne l’annuncio, a malincuore, è il titolare Guido Acampora, 62 anni, originario di Agerola, in provincia di Salerno, ormai friulano “dentro” tanto che, tra una bocciata e l’altra (accanto al lavoro le bocce sono un’altra sua grande passione, cui si unisce il tifo per l’Inter), non disdegna qualche parola in “marilenghe”.
La decisione. «Dopo 47 anni di lavoro, è giunto anche per me il tempo della pensione» spiega Acampora che, in pizzeria, mise il piede per la prima volta nel 1969 seppure, la storia dell'attività, a conduzione familiare, sia precedente.
Era il 1966 quando il cognato di Acampora, Raffaele Mansi, colui che tutti a Spilimbergo conoscono come “Pasqualino”, nativo di Scalea, altra perla della costiera amalfitana, decise di seguire le orme del fratello maggiore Alfonso, titolare di “Fausta”, la prima pizzeria napoletana aperta nel centro storico di Treviso, e di trasferirsi, con la moglie Michela, sorella di Guido, nel capoluogo della Marca.
Due anni dopo colse l’occasione di ridare smalto a uno storico e ormai decaduto locale della città del mosaico, rilevando l’osteria “Al cervo”, cui cambiò il nome in pizzeria “Da Pasqualino”, la prima di una lunga sequela, destinata a modificare il panorama della ristorazione veloce a Spilimbergo.
Una lunga attività. Nel 1970 “Da Pasqualino” si spostò nella taverna sotto il cinema Miotto e, dopo nove anni, nell’attuale sede in fondo a via Umberto primo. In tutto fanno cinquant’anni di attività con una costante: la presenza dello stesso pizzaiolo, il fratello di Guido, Raffaele, uomo di poche parole, ma la cui pizza è speciale.
«Mezzo secolo di attività vissuto intensamente anche dal punto di vista associazionistico – sottolinea Acampora – Per decenni siamo stati un punto di riferimento e sponsor per le società sportive del territorio».
Gli anni d’oro. Anni d’oro per l’intero comparto commerciale quelli coincisi con la forte presenza militare sul territorio, fonte di guadagno per tutti.
«Fra Spilimbergo e le sue frazioni c’erano quattro caserme, che successivamente hanno chiuso o si sono svuotate – ricorda Acampora – Questo, è inutile negarlo, è stata per noi, come per gli altri esercenti, una mazzata».
A testimoniarlo le cessazioni di attività commerciali avvenute nel tempo nello Spilimberghese. La crisi degli ultimi anni ha ulteriormente complicato la situazione.
E il futuro? «Gestire un’attività oggi è molto faticoso. Le spese e i ricavi fanno fatica a pareggiarsi. Ho tenuto duro nonostante la stanchezza si sia fatta sentire in questi ultimi anni, perché amo questo lavoro e amo stare in mezzo alla gente. A meno che qualcuno non si faccia avanti la nostra intenzione è di chiudere l'attività entro la fine dell'anno».
«Certo è un peccato, soprattutto perché si verrà a perdere un punto di ritrovo per molte delle persone che vivono nel quartiere» conclude Acampora.
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