A giudizio per la fuga e le lesioni ma era l’incidente sbagliato

È finita a processo con l’accusa di fuga, omissione di soccorso e lesioni aggravate. Ma la donna, quarantottenne di origini straniere e residente a Gorizia, è stata assolta perché il fatto non sussiste. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Marcello Coppari.
Il fatto risale al 10 luglio 2016. Era il tardo pomeriggio, la donna s’era recata alla farmacia di Sant’Andrea. Una volta uscita dal parcheggio privato, s’era immessa con la sua auto in via San Michele, in direzione del centro cittadino. In quel momento stava sopraggiungendo una vettura, a bordo due coniugi, di Nova Gorica, al volante la moglie. Secondo quanto ipotizzato dall’accusa, la donna con quella manovra avrebbe “tagliato la strada” agli sloveni, che per evitare l’impatto sarebbero finiti contro il marciapiede.
La donna aveva continuato la corsa, finché aveva sentito dietro di sé una frenata. A quel punto si era fermata controllando la situazione attraverso lo specchietto retrovisore, notando effettivamente l’auto occupata dagli sloveni accostata al marciapiede, ad una distanza di una decina di metri, lungo la stessa corsia di marcia. Nel frattempo un terzo veicolo si era “infilato” in sorpasso nel tratto tra le due auto ferme per procedere il proprio tragitto. La 48enne tuttavia non aveva notato nulla di particolare, non realizzando un possibile collegamento tra il suo comportamento di guida e il veicolo di Nova Gorica. Aveva ripreso il suo viaggio. Sembrava finita così.
Gli sloveni nel frattempo si erano fatti refertare al Pronto soccorso, alla fine per la donna che era alla guida le lesioni diagnosticate superavano i 40 giorni. E due giorni dopo il fatto la 48enne era stata fermata dalla Polizia stradale mentre percorreva il ponte sull’Isonzo, in uscita da Gorizia. Gli agenti le avevano chiesto di chi fosse la vettura, lei aveva spiegato che era del marito. Le avevano quindi chiesto se due giorni prima era stata a Sant’Andrea, vicino alla farmacia. La donna aveva tranquillamente confermato. Da qui la contestazione in ordine alla fuga e all’omissione di soccorso, assieme alle lesioni aggravate.
Alla Stradale la donna, rendendo interrogatorio, aveva spiegato quanto le fosse accaduto, facendo presente che non ci fosse stato alcun contatto tra i veicoli. Rinvio a giudizio, quindi, per fuga, omissione di soccorso e lesioni aggravate.
Durante il dibattimento, il pubblico ministero rappresentato da Mary Mete (titolare Andrea Maltomini), sono stati ascoltati due consulenti presentati dal difensore, l’avvocato Alberto Tofful. Il medico legale Clara Zuch, diversamente da quanto sostenuto dal perito del pm, dottor Lucio Furlan, aveva rilevato che le lesioni riscontrate sulla conducente non erano compatibili con la dinamica dell’incidente. In particolare, non vi era stato contatto tra i veicoli, né impatto contro il cordolo del marciapiede dell’auto occupata dagli sloveni, e anche se il contatto fosse avvenuto, avrebbe comportato un’inabilità al massimo di 10-15 giorni. Il consulente tecnico Giuseppe Avvantaggiato, aveva rilevato invece, in base ai rilievi della Stradale, l’incompatibilità dell’urto della vettura contro il marciapiede, che avrebbe provocato lo scoppio del pneumatico, e comunque danni maggiori al veicolo, che piuttosto si sarebbe fermato senza toccare il cordolo. La 48enne non poteva percepire l’incidente, nessuno peraltro le aveva in qualche modo segnalato il suo coinvolgimento. Lo stesso pubblico ministero aveva richiesto l’assoluzione. —
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