A Coccau ore di attesa, ma il valico resta “libero”

TARVISIO. Ore 8, valico di Coccau, ex confine con l’Austria, sulla statale 13. Basta un colpo d’occhio per capire che i controlli più stringenti annunciati da Vienna non si vedono. Un poliziotto austriaco riferisce che a loro risulta che la sospensione di Shengen interessi per adesso soltanto il confine austro-ungherese.
«Ma non ancora - precisa - quelli italo-austriaco e austro-sloveno». Il poliziotto aggiunge che quanto riferito l’altroieri dal portavoce del ministero dell’interno del suo Paese ha creato molta preoccupazione, soprattutto nella zona confinaria. «C’è la consapevolezza - precisa - che si stia formando, nella rotta balcanica degli immigrati, una sorta di cono di bottiglia che conduce proprio all’Austria. Nessuno fa previsioni e soltanto nelle prossime ore forse ne sapremo di più».
A Coccau di buon mattino si è visto anche il sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni. «Inutile che nasconda la mia preoccupazione», esordisce. «Meno male - osserva subito dopo - che l’Austria ha deciso di presidiare le frontiere con l’Ungheria.
La preoccupazione decisamente forte ci sarebbe il giorno in cui decidessero di riaprire quella frontiera, perchè ciò vorrebbe dire che tutto il flusso di quelle povere persone transiterebbe attraverso l’Austria e poi verso l’unica frontiera percorribile e più vicina cioè quella di Tarvisio. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare».
Per Carlanotni, che si dice confortato dalla stragrande maggioranza della comunità tarvisiana , afferma che invece di continuare a commentare le decisioni di altri Stati sull’utilità o meno di ripristinare i controlli confinari, «forse sarebbe ora di affrontare il problema a casa nostra, anticipando le emergenze anzichè subirle: sospendere quindi Schengen anche da parte italiana, prevenendo quindi il flusso assolutamente illegittimo di persone, chiarire finalmente chi ha diritto veramente all’asilo politico e chi no e accorciare i tempi, distinguere in maniera chiara chi è veramente profugo di guerra e chi no».
Il sindaco si avvicina a un altro poliziotto austriaco e innerva una discussione fitta fitta. Poi ritorna sui suoi passi e commenta: «Il sentire è comune, come pure il timore di assistere nelle prossime settimane a una vera invasione».
Le rassicurazioni dell’assessore Torrenti non lo convincono: «In regione ci sono tremila profughi e i problemi ci sono, eccome. Figurarsi se ne arrivassero altre migliaia».
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