A Cividale obbligatoria la carta d’identità bilingue: scoppia la polemica

Disposizione del Viminale, il Comune si adegua. Insorge il deputato forzista Roberto Novelli: «Un’indecenza istituzionale»

CIVIDALE. Su disposizione del ministero dell’interno, da venerdì 20 aprile in poi tutte le carte d’identità elettroniche emesse nella città ducale dovranno riportare, accanto al toponimo Cividale, quello sloveno, Cedad.

Il principio vale per ciascuna municipalità rientrante nell’ambito di tutela della minoranza linguistica slovena, appunto: è prevista la doppia versione per il nome del Comune di emissione, di residenza e di nascita, qualora anch’esso figuri nella lista dei siti sottoposti a tutela.

«Il sistema telematico nazionale di emissione delle Cie – recita una nota diramata ieri dalla competente unità operativa municipale – è già stato adeguato in tal senso».

La notizia si è diffusa in fretta, con esiti prevedibili: di «indecenza istituzionale» parla il deputato forzista Roberto Novelli, che nell’operazione ravvisa «l’ennesimo, antistorico tentativo di slovenizzare la friulanissima Cividale del Friuli, l’antica Forum Iulii».

«Stavolta – tuona – si è superato il limite. La modifica, che non è stata preannunciata dal Viminale o dal servizio di assistenza tecnica Cie, non trova riscontro nella normativa in essere, in particolare in quanto disposto dalla legge 38 del 2001.

È uno sfregio all’identità e alla storia dei cividalesi, che si trovano d’imperio la scritta Cedad sul proprio documento. È inammissibile che l’emissione da parte del Poligrafico avvenga nel pieno silenzio. Questo sopruso dev’essere immediatamente bloccato e i documenti vanno rifatti nella sola lingua italiana».

Venticinque le Cie “incriminate”, che non si sa se siano state ancora tutte recapitate ai richiedenti. Novelli ha già contattato la Prefettura di Udine e il commissario del Governo del Friuli Venezia Giulia, Annapaola Porzio, «per capire quale sia la loro posizione ufficiale».

A breve, inoltre, invierà una lettera al ministro dell’interno «per le dovute segnalazioni su una situazione che mai si sarebbe dovuta verificare».

«Gli zelanti funzionari del Poligrafico – conclude – devono correggere la stortura. Il condizionamento diretto e indiretto che le economicamente pingui finte minoranze slovene locali stanno attuando sulla nostra città non è da sottovalutare».

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