A cena con Putin invece che in scena al Verdi: ecco perchè la Cassazione conferma la condanna a Ornella Muti

Per partecipare in serata al galà di beneficenza di San Pietroburgo, al tavolo d’onore con Kevin Kostner e Vladimir Putin, Ornella Muti prese un volo allo scalo di Ronchi dei Legionari alle 6 del 10 dicembre 2010, prenotato da un’agenzia russa il 1º dicembre. Ovvero nove giorni prima che saltasse lo spettacolo – tre le serate in programma – al Teatro Verdi di Pordenone per la defezione della sua protagonista e che il suo medico di fiducia le rilasciasse un certificato che attestava una raucedine e le prescriveva un periodo di riposo.
Niente prescrizione
È uno degli elementi che la Cassazione ha messo in risalto nel confermare – con l’inammissibilità del ricorso dell’imputata – la condanna per tentata truffa ai danni del Teatro Verdi nei confronti di Francesca Romana Rivelli, al secolo Ornella Muti: 6 mesi di reclusione e 500 euro di multa, oltre al pagamento di una provvisionale di 30 mila euro alla parte civile, costituitasi con gli avvocati Antonio e Bruno Malattia.
La Suprema corte ha condannato Muti, difesa nel terzo grado di giudizio dall’avvocato Luca Gastini, al pagamento delle spese processuali e di 2 mila euro a favore della cassa delle ammende e alla rifusione delle spese civili. L’inammissibilità del ricorso ha precluso all’attrice la prescrizione.
Il risarcimento
Il Teatro Verdi di Pordenone non ha ancora ricevuto i 30 mila euro di provvisionale. Il risarcimento del danno dovrà essere quantificato invece in sede civile. Una strada che al momento il Teatro non ha inteso intraprendere come ha precisato l’avvocato Antonio Malattia «di fronte a una situazione di apparente incapienza». Il Verdi, del resto, ha dieci anni per esigere il titolo.
La Suprema corte ha osservato come il Teatro abbia diritto al risarcimento dei «pregiudizi patrimoniali derivanti dall’annullamento dello spettacolo», anche se avendo scoperto subito l’inganno grazie alle foto della cena pubblicate sui rotocalchi era riuscito ad attivare la penale, altrimenti non dovuta in caso di forfait per malattia giustificata.
La ricostruzione
La Cassazione ha bocciato il ricorso, osservando come sia articolato su censure di merito, quando invece le argomentazioni della sentenza d’appello «risultano congruamente fondate sugli elementi di fatto di cui i giudici hanno dato conto in maniera puntuale e minuziosa».
La difesa ha rappresentato che già il 2 dicembre Muti si era fatta visitare dal medico che aveva riscontrato una laringite, prescrivendo farmaci su ricettario bianco. Sentito in aula il medico di fiducia aveva però ammesso che Ornella Muti non sarebbe riuscita a recitare il 9 dicembre 2010 a Gorizia se si fosse trovata nella condizioni a lui descritte per telefono l’indomani, quando le aveva inviato il certificato. Afonia che non era stata colta da nessun critico.
La difesa ha osservato che la prova della buona fede dell’attrice è il fatto che si sia rivolta al suo arrivo a San Pietroburgo al più vicino ospedale, dove le fu rilasciato un certificato «di comodo» esibito però solo al processo e mai pervenuto al Verdi. I giudici hanno osservato invece come la prova della condivisione da parte di Ornella Muti della necessità di coinvolgere il suo medico risieda nella coincidenza testuale del certificato rilasciato dal suo professionista di fiducia e dall’ospedale russo il 10 mattina. Secondo la difesa la diagnosi non poteva che essere identica, visto che l’attrice aveva un problema alla voce.
Il problema accusato il giorno del galà in Russia, per la Cassazione, ebbe «carattere pretestuoso» e tradì piuttosto la «preordinata intenzione della Rivelli di sottrarsi all’impegno assunto con il Teatro senza incorrere nella penale». Per la Cassazione si tratta di «un reato in contratto», dove la condotta illecita dell’imputata ha avuto come oggetto l’adempimento delle obbligazioni, inducendo in errore il Teatro sull’esistenza dei presupposti per attivare la penale pattuita. Quanto alla prova della tentata truffa, si è in presenza di una doppia conforme.
Il volo prenotato in un aeroporto secondario vicino a Gorizia, dove Muti aveva pernottato dopo la serata, «era la ulteriore conferma del fatto che l’attrice aveva già deciso di partecipare all’evento mondano, tanto da essere stata preceduta dal suo assistente e fotografo».
La pena
Cosa succederà ora a Ornella Muti? Sta ancora attendendo l’ordine di esecuzione della pena dalla Corte d’appello di Trieste. La sospensione condizionale della pena è subordinata al pagamento della provvisionale. Ma se non pagherà non finirà in carcere. Poiché la pena è al di sotto della soglia di quattro anni, l’ordine di esecuzione sarà comunque sospeso e Muti avrà la facoltà di ottenere una misura alternativa.
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