A Cargnacco rientrano altre dodici salme di italiani caduti in Russia

Il 2 marzo si terrà la cerimonia degli onori solenni e della sepoltura nel Tempio della Madonna del Conforto
Pozzuolo 26 gennaio 2014 cerimonia tempio cargnacco Foto Copyright Petrussi TURCO
Pozzuolo 26 gennaio 2014 cerimonia tempio cargnacco Foto Copyright Petrussi TURCO

UDINE. Il 2 marzo saranno resi gli onori solenni ai dodici caduti italiani, di cui due noti, i cui resti sono stati rimpatriati il 14 dicembre scorso a cura del commissario generale per le onoranze ai caduti e successivamente trasferiti per la definitiva inumazione nel Tempio della Madonna del Conforto di Cargnacco, dedicato ai caduti della campagna in Russia.

L’individuazione dei caduti in una fossa comune nella regione di Kirov risale a giugno 2015, quando uno speleologo comunicò l’avvenuto ritrovamento della fossa, nella quale risultavano sepolti prigionieri di guerra di varia nazionalità, tra cui italiani.

Il Commissariato generale, con la collaborazione delle autorità diplomatiche italiane a Mosca, verificò l’esistenza della sepoltura collettiva e apprese che la stessa era situata nei pressi della linea ferroviaria utilizzata per il trasferimento dei prigionieri di guerra (tedeschi, italiani, ungheresi, polacchi, rumeni) destinati ai campi di prigionia nel nord della Russia.

Durante la sosta dei treni i corpi dei militari, deceduti durante il viaggio, venivano abbandonati a ridosso dei binari e la popolazione locale provvedeva spontaneamente a dare loro rapida e pietosa sepoltura.

La sepoltura, costituita da varie fosse comuni contigue distanti tra loro pochi metri, conteneva un numero imprecisato di prigionieri sepolti senza che fosse possibile distinguerne la nazionalità.

I conseguenti lavori di scavo hanno consentito il recupero di 1657 caduti (1083 nel 2017 e 574 nel 2018) e tra questi è stato possibile individuare dodici caduti di nazionalità italiana grazie al rinvenimento dei capi di vestiario e brandelli di uniformi (come ad esempio stivali o scarponi da combattimento, che meglio hanno resistito all'azione disgregatrice del tempo), dei segni distintivi dei reparti di appartenenza o di oggetti personali di fattura italiana ritrovati addosso ai resti.

Per due di essi è stato anche possibile ricollegare la piastrina identificativa personale, permettendo il loro riconoscimento.

I resti mortali recuperati nelle fosse comuni di Kirov, risultati assolutamente ignoti e di cui non era possibile nemmeno dedurre la nazionalità, sono stati sepolti nel cimitero di prigionieri di guerra del paese di Falyonki (distante circa 100 km da Shikhovo), dove le autorità russe hanno organizzato, il 7 agosto 2018, una cerimonia in occasione della tumulazione dei primi dieci di essi, a cui ha partecipato un ufficiale in rappresentanza del Commissariato generale.

Il 12 dicembre, su iniziativa dell’autorità diplomatica italiana in Russia, alla presenza dell’ambasciatore, si è tenuta a Mosca una funzione religiosa in commemorazione dei dodici caduti italiani, i cui resti sono stati rimpatriati il 14 dicembre a cura del Commissariato generale.

I due soldati italiani di cui è stato possibile accertare l’identità noti sono: l'artigliere Antero Terradura, nato a Passignano sul Trasimeno (Perugia) il 16 gennaio 1913, e l'alpino Giulio Lazzarotti, nato a Monchio delle Corti (Parma) il 25 giugno 1922.

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