Morto ad Azzano l’ex neroverde Vinicio Facca

AZZANO DECIMO
E’ venuto a mancare nella tarda serata di domenica all’ospedale di San Vito al Tagliamento, dov’era ricoverato da qualche giorno, Vinicio Facca, ex calciatore professionista: all’attivo per lui anche tre stagioni in serie A con la maglia del Lecco. Aveva 72 anni e lascia la moglie Carmela, i tre figli e i nipoti Jessica, Federica, Vanessa e Niccolò.
Nato ad Azzano Decimo il 17 maggio 1939, era conosciuto in tutta la regione, alla luce dei suoi trascorsi sportivi. Dopo gli inizi con le formazioni giovanili della zona, nel 1957 era approdato al Pordenone, squadra con la quale aveva disputato 98 partite. Terzino destro dal fisico asciutto e scattante, dotato di un’ottima corsa, nel 1960 era stato notato dal Lecco, che in quegli anni oscillava tra il massimo campionato nazionale e la serie B. Con il club lombardo aveva giocato 226 incontri, siglando una sola rete, avendo anche la soddisfazione di esordire in serie A, campionato che aveva avuto la possibilità di disputare appunto per tre stagioni. La sua prima partita nel massimo campionato l’aveva giocata il 16 ottobre 1960: Bari-Lecco 4-1. Aveva salutato definitivamente la serie A il 30 aprile 1967, nel derby contro il Brescia, vinto 1-0 dai blucelesti.
Nel 1968 era stato vittima di un brutto episodio in uno stadio: un tifoso – se così può essere definito – gli lanciò una bottiglia di vetro sull’occhio, causandogli problemi alla vista che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita. Costretto ad abbandonare la carriera per questi motivi, era stato assunto come dirigente alla Zanussi di Porcia, dove aveva lavorato fino al raggiungimento della pensione.
I funerali saranno celebrati oggi alle 16.30 nella chiesa arcipretale di Azzano Decimo, dove ieri sera è stato recitato il rosario in sua memoria. Con Vinicio Facca se ne va una parte importante del passato calcistico della regione, un passato ricco di tanti giocatori professionisti, non solo tra le fila dell’ Udinese.
Massimo Pighin
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto