Il fascino della campestre che diventa anche un antidoto antistress
il focus
Là dove cresce ancora l’erba. Selvaggia o battuta. Fra declivi, macchie di verde e fango: là è conservata la magia della corsa campestre. Sport che risveglia un istinto primordiale, disciplina in cui risuona l’armonia del movimento. Naturale, umano: per tutti. Solo ad alcuni, tuttavia, è dato eccellere. Fra questi si nascondono gli atleti chiamati a partecipare, domenica, alla 2ª Prova del Campionato regionale di società. Sede dell’appuntamento il suggestivo anfiteatro collinare sul quale sorge Moruzzo, voce e vanto, per l’occasione, delle comunità di Santa Margherita del Gruagno e Brazzacco. Sotto l’egida dell’Atletica Malignani Libertas Udine, infatti, è in tale cornice che andrà a consumarsi l’evento principe del cross in formato regionale. Gli stessi atleti del club friulano, ieri, hanno voluto testare il percorso acquisendo maggior confidenza nei sentieri e nei tratti impervi che decreteranno i campioni Fvg delle categorie coinvolte. Dalle allieve ai senior, tutti ospiti dei terreni concessi dalla società agricola Borgo Sant’Andrea. Dal primo all’ultimo testimoni dell’incanto di uno sport senza tempo. Eppure mai così attuale.
«Al giorno d’oggi – spiega coach Sandro Pirrò, tecnico del Malignani di casa sul tracciato preso in esame dai suoi atleti – con lo stress che ci invade, con la fretta enorme che viene instillata quotidianamente in ognuno di noi, diventa fondamentale avere un attimo per se stessi, per star bene e staccare la spina». E riscoprire, perché no, quella spensieratezza spesso soffocata, ormai pure in tenera età. «La corsa campestre è la pratica più antica che ci sia, fra le cose più normali da fare sin da bambini, in primis durante la fase della crescita». Classe 1966, di Moruzzo, l’allenatore spiega quindi il beneficio formativo di questa specialità: «Ho l’impressione che troppe volte, di questi tempi, molte famiglie tendano a prendere la scorciatoia, ad affidarsi, con le prime difficoltà, a discipline più “leggere”. La resistenza si costruisce nel tempo e può portare anche molto in alto. Manca, tuttavia, lo spirito della costanza nel lavoro». A trarne svantaggio gli stessi atleti: «Una volta era più facile imparare gli schemi motori di base; in molti casi, oggi, non si conosce il proprio corpo. Questo è un lavoro che va fatto subito, altrimenti si chiudono delle finestre di sviluppo. La vita ora è più comoda: paradossalmente, i ragazzi che corrono adesso son quasi degli eroi». Fra questi Matteo Spanu, oro assoluto 2019 nei 1.500 metri, a Moruzzo per la prova generale assieme ai compagni. «La campestre – conclude il suo tecnico – può anche rappresentare un allenamento che dovrà poi avere il suo vertice in estate». Legno in cascina, insomma, per i futuri successi su pista. —
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