Fischi all’inno di Israele soffocati dagli applausi

Il clima surreale è scaldato presto da Retegui e compagnia

File per un selfie con Maldini arrivato per l’esordio di Daniel

Antonio Simeoli
La bandiera della Pace ha fatto capolino allo Stadio Friuli foto petrussi
La bandiera della Pace ha fatto capolino allo Stadio Friuli foto petrussi

«Guardi, lassù, ci sono i cecchini sull’arco dello stadio». Il volontario della protezione civile controlla i pass. «Ho 71 anni un cosa così non l’avevo mai vista», dice. Lampeggianti blu, polizia ovunque, cavalli di Frisia 2.0. Clima surreale. Lo stadio dentro è da Coppa Italia dell’Udinese a inizio stagione. Entrano le squadre e ed ecco l’appello contro il razzismo. Applauso, lo speaker poi legge i nomi di giocatori di Israele. Il “Friuli” è mezzo vuoto, o mezzo pieno dipende dai punti di vista, perché venire a vedere una partita di pallone in un contesto del genere non era molto invitante, ma qualche fischio si sente. Presto soppiantato da applausi convinti. Ribadiamo: quando si leggono i nomi dei giocatori sul campo (azzurri), Vicario, udinesissimo, o Dimarco, Bastoni e gli altri e l’accoglienza è tiepida non è bello, ma questa è la minestra che si doveva mangiare in un momento storico.

Perché andare allo stadio, luogo di svago per eccellenza? E poi gli inni nazionali. Quello israeliano è da pelle d’oca perché ha una storia nobile e struggente. Anche qui fischi, pochi, soppiantati da applausi convinti. Di applausometro, mentre la gente muore sotto le bombe o per epidemie, e tra questi ci sono tanti bambini, quelli che sognano di imitare i campioni del pallone (a Nord di Israele ne morirono diversi qualche settimane fa proprio mentre giocavano, a Gaza pure) è meglio non parlare.

Ma le bandierine di Israele e Italia, convintamente sventolate da un tifoso in parterre, sono un segnale. Come quello di friulanità del pubblico. “Udine, Udine” canta la curva, che dedica un’ovazione a Guglielmo Vicario appena il portiere del Tottenham, nato a due passi da qui, va a difendere i pali dell’Italia per la prima volta da titolare. Si gioca. Parte un “Italia, Italia”. Perché i primi minuti sono da partita di campetto di periferia: si sentono le voci dei giocatori in campo e le urla di Spalletti.

Che neanche quando allenava a Udine le amichevoli si sentiva così bene. In tribuna c’è anche Paolo Maldini con famiglia, aspetta il gran giorno dell’esordio del suo Daniel, come lui fece qui 39 anni fa col Milan. Impressionante il numero di selfie scattati con tifosi in coda dalla leggenda. Chapeau. Ci sono i ministri Andrea Abodi e Luca Ciriani, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga. L’Italia preme, Israele si difende. Al 18’ scatta il “Po, po, po”, l’Italia se ne mangia più d’uno di gol, finché aggiusta tutto su rigore Retegui. Boato.

Ripresa, si scalda Lucca dell’Udinese, applausi. Poi tutti aspettano altri gol, che arrivano. Di Lorenzo (due volte), ma anche il contestato 2-1 israeliano che fa uscire allo scoperto uno sparuto gruppo di rumorosi tifosi tutti imbandierati poco sopra la panchina ospite, e Frattesi. Poi l’esordio di Daniel Maldini davanti al padre. Al minuto 70’ un altro pezzo di storia azzurra si scrive.E poi dentro anche Lucca. Festa e fine della partita blindata. Gli israeliani salutano i loro tifosi. E qui già si aspetta la prossima degli azzurri. Con lo stadio pieno e un po’ più di pace. 

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