Coppa Italia di Eccellenza, al via i triangolari: Pittilino svela i segreti per vincerla
L’ex tecnico di Gemonese e Codroipo, due volte trionfatore nella competizione, racconta la sua esperienza e indica le favorite: «Chi passa il primo turno può arrivare fino in fondo. Occhio a Muggia e Fiume Veneto Bannia»

Inizia oggi la settimana che porterà al ritorno delle gare ufficiali, in programma sabato con la prima giornata dei triangolari validi per il primo turno della Coppa Italia di Eccellenza. Competizione, questa, che si chiuderà il prossimo 4 gennaio, quando sul campo di Gemona si iscriverà nell’albo d’oro il nome della squadra che succederà al Codroipo di Fabio Pittilino.
Proprio a lui, che di coppe Italia di Eccellenza ne ha vinte due da allenatore e ora guida il Teor in Promozione, chiediamo come si affronta questo percorso.
Pittilino, come si vince la Coppa Italia?
«Cercando di far arrivare i giocatori a questo tipo di evento nella maniera più serena e tranquilla. Tutti sanno quanto vale, la pressione che mette: da allenatore devi essere bravo nello sgravare i giocatori di questo peso. L’allenatore arriva fino lì, poi in campo ci vanno i giocatori: io ho vinto due coppe perché avevo giocatori bravi».
Si parte con due partite per tutti in una settimana. Parafrasando il poker si va subito all-in: è così?
«Tutti ormai iniziano a luglio proprio per il valore che assegnano alla coppa. Passare il primo turno ti catapulta ai quarti di finale, un turno importante. Per questo sono certo che nessuno sarà in vacanza e che gli allenatori schiereranno in entrambe le gare la formazione migliore, senza grosse rotazioni. L’appetito viene mangiando e quando passi il primo turno ti viene ancora più fame».
Vincere significa accedere alla fase nazionale…
«Una vetrina straordinaria. Ti fa sentire un calciatore professionista: vai oltre i confini della tua regione, ti scontri con realtà diverse e giocatori diversi. Assaggi qualcosa di inusuale, quello che poi potresti vivere giocando in serie D, ovvero la categoria che chi vince la fase nazionale guadagna».
Lei l’ha vinta due volte, con Gemonese e Codroipo: quali le differenze?
«La prima volta non si scorda mai e quella di Gemona la considero una grande impresa avendo battuto in finale un Cjarlins Muzane che era un’autentica corazzata, partendo quasi da spacciati. La scorsa stagione siamo andati sotto rischiando di capitolare ed è stato altrettanto bello pensare di aver raggiunto un traguardo che il Codroipo, in oltre un secolo di vita, non aveva mai toccato».
L’anno di Gemona lei poi vinse la Supercoppa giocata allo stadio Friuli: ci ha pensato mercoledì guardando quella europea?
«Assolutamente si (ride, ndr). E’ un dolce ricordo pensare che prima del Psg lì l’aveva vinta la Gemonese. Dispiace non essere più l’ultimo ad aver vinto una Supercoppa in quello stadio, ma ora c’è un certo Luis Enrique e quindi va bene così».
A proposito di Promozione: chi vince la coppa di categoria accede ai play-off. Le piace?
«E’ una bella cosa anche se, con tutta l’umiltà del caso, spero di vincerla ma chiudere il campionato un po’ più in alto della griglia play-off. Il presidente regionale Ermes Canciani è stato bravo, ha dato lustro a tutte le coppe. Vincere non è mai facile, per cui alzare al cielo una coppa e sapere di farlo con due scopi diversi dà prestigio».
Pronostico secco: chi vince la coppa di Eccellenza?
«Se passa il primo turno dico il Muggia. Avendo allenato Bertoni, Ciriello e Zetto so che sono giocatori abituati a questo tipo di partite. Ma faccio un altro nome: attenzione al Fiume Veneto Bannia». —
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