Il voto dei cardinali, la stufa in ghisa e la stanza delle lacrime: i complessi rituali per l’elezione del Papa

Dalle schede bruciate con un colorante alle formule in latino, passando per le domande rivolte al nuovo Pontefice che deve accettare l’incarico e comunicare il nome che ha scelto: tutto quello che succede prima che il Santo Padre si affacci sulla terrazza in piazza San Pietro

Il Conclave per l'elezione del Papa si svolge nella Cappella Sistina
Il Conclave per l'elezione del Papa si svolge nella Cappella Sistina

Il tempo sembra fermarsi, minuti interminabili. In piazza San Pietro migliaia di fedeli con il naso all’insù, sotto gli occhi del mondo: tutti a guardare un comignolo isolato su un tetto, unico collegamento diretto con quello che sta succedendo una ventina di metri più sotto, dentro le mura della Cappella Sistina.

Un rito che si ripete da secoli (533 gli anni dal primo Conclave, nel 1492),  con regole mutate nel tempo e qualche cambio di sede, ma nella sostanza quella giunta fino all’elezione del 267° Papa è una serie di riti, procedure e gesti rimasta quasi inalterata.

L’eletto deve accettare

Una volta che lo spoglio delle schede ufficializza il raggiungimento del quorum, l’elezione del Pontefice non è ancora formalmente avvenuta. Il prescelto dai cardinali riuniti in Conclave, infatti, deve formalmente accettare la scelta. La domanda che gli viene posta, in latino, è la stessa da ormai mezzo millennio: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?»(«Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?»).

I cardinali riuniti nella Cappella Sistina
I cardinali riuniti nella Cappella Sistina

 

In caso affermativo arriva la seconda richiesta: Quo nomine vis vocari? («Con quale nome vuoi essere chiamato?»). Il nuovo papa indica quindi il nome con cui verrà chiamato. Solo a quel punto viene fatto entrare monsignor Diego Ravelli, maestro delle cerimonie pontificie, che redige il verbale assieme a due cerimonieri. Quindi le schede si possono bruciare nella storica stufa storica in ghisa. Un rituale che negli anni si è tecnicamente evoluta: viene infatti attivato un secondo dispositivo, al cui interno viene inserito un bussolotto “colorante” per imbiancare il fumo che uscirà dal comignolo che si affaccia su piazza San Pietro: è il segnale che tutti attendono, Roma e il mondo hanno un nuovo Papa.

Stando a quanto previsto dall’Ordo rituum conclavis, l’ormai ex cardinale diventa da subito “Vescovo della Chiesa di Roma, vero Papa e capo del Collegio episcopale” e acquista di fatto “piena e suprema potestà”.

I Conclavi che hanno fatto la Storia: brevi, intensi e a volte infiniti
Il cardinale polacco Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, Giovanni Paolo II, eletto all’ottavo scrutinio nel terzo giorno, il 16 ottobre del 1978

La stanza delle lacrime

Il mondo ora sa: c’è un nuovo Papa. Prima che tutti gli angoli del pianeta ne conoscano il nome, però, c’è una rigorosa procedura da seguire. Il neoeletto pontefice viene accompagnato fuori dalla Cappella Sistina: attraverso una rampa in legno entra in una porta laterale, accedendo in quella che viene chiamata la stanza delle lacrime, una piccola e modesta anticamera nella quale sono stati predisposti tre abiti talari bianchi, di misure tre misure differenti, in modo da adattarsi alla corporatura dell’eletto. In quello stanzino c’è un piccolo scrittoio, una panca e un inginocchiatoio, dove il nuovo Pontefice, lontano dagli sguardi altrui, può lasciarsi andare alle emozioni, affidandosi alla preghiera. Spesso, per l’appunto, anche alle lacrime.

L’obbedienza dei cardinali

Qualche minuto, il tempo necessario per la vestizione e il Papa rientra nella Cappella Sistina, vestendo di bianco. Ad attenderlo c’è la “cattedra”, la particolare sedia che simboleggia il suo ruolo di vescovo di Roma.

Il rituale prevede che il cardinale che guida il Conclave legga un testo: “Per un arcano disegno della Divina Provvidenza sei stato eletto alla Cattedra di Pietro”, sono le parole rivolte al pontefice prima della proclamazione del brano evangelico in cui Gesù dice a Simone: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».

Tocca poi al cardinale protopresbitero, in questo Conclave il tailandese Michael Michai Kitbunchu introdurre una preghiera affinchè il Papa sia sempre “principio e fondamento visibile dell’unità nella fede e della comunione nella carità”.

È a quel punto che inizia l’atto di “ossequio e obbedienza” da parte dei cardinali: il cerimoniale prevede che il Pontefice resti seduto sulla “cattedra” per il tradizionale baciamano. Un rituale rifiutato da Papa Francesco, che volle così impedire ai porporati di inginocchiarsi al suo cospetto.

Annuntio vobis

C’è ancora un ultimo momento di preghiera, una volta terminata la processione dei cardinali davanti alla sedia sulla quale siede il papa: viene a questo punto recitato l’inno Te Deum: un gesto simbolico, quello con cui la Chiesa rappresentata dai cardinali loda Dio per l’elezione del nuovo Papa.

Solo terminato espletata questa usanza il papa esce dalla Cappella Sistina attraversa i corridoi vaticani per prepararsi all’annuncio alla piazza. Il cardinale protodiacono Dominique Mamberti è l’incaricato di affacciarsi alla Loggia delle Benedizioni.

La formula è quella che tutti conoscono e attendono: “Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam”.

Il mondo conosce il nuovo pontefice, che si presenta ai fedeli, vestito di bianco, per il saluto e la prima benedizione.

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