Un capolavoro della marineria rinato dopo 130 anni grazie agli “Artieri del Mare” e alla visione dell’architetto navale Alessandro Vismara (Foto Bonaventura)
Un capolavoro della marineria rinato dopo 130 anni grazie agli “Artieri del Mare” e alla visione dell’architetto navale Alessandro Vismara (Foto Bonaventura)

Undine 1895 torna in acqua: varata la “queen del mare”, la barca più antica del mondo

Un capolavoro della marineria rinato dopo 130 anni grazie agli “Artieri del Mare” e alla visione dell’architetto navale Alessandro Vismara

Roberta Mantini

C’è qualcosa di magico nei momenti in cui il tempo si piega all’eleganza, e la storia rinasce grazie alla dedizione dell’uomo. È accaduto ieri, a Monfalcone, nel cuore pulsante di una nautica che sa ancora parlare la lingua dell’arte e dell’orgoglio, con il varo di Undine 1895, un gioiello della marineria classica che, a 130 anni dal suo primo incontro con il mare, è la barca più antica che naviga, è tornato a vivere.

Una regina d’epoca, rinata per mano degli Altieri del Mare, così definisce Alessandro Vismara i maestri d’ascia, gli artigiani, artisti e ingegneri. E il varo è stata proprio una festa per le maestranze, eccellenze del Fvg a cui hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni come l’europarlamentare Anna Cisint, il sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec, l’assessore allo sport del Comune di Monfalcone Fabio Banello; ma anche Claudio De Martis armatore del Genmar (uno dei primi progetti di Vismara), il progettista Maurizio Cossutti, tutte le maestranze con le loro famiglie, molti appassionati e amici.

La storia di Undine si legge come un romanzo o come un diario segreto della nobiltà inglese. Costruita nel 1895 dal cantiere Camper & Nicholsons, fu concepita per accompagnare i reali inglesi alle regate di Cowes sull’Isola di Wight, dove ha sede lo Royal Yacht Squadron britannico e luogo dove si sono celebrate tutte le regate più importanti, tra cui la prima Coppa America. Undine è la prima barca a motore del mondo, ma all’epoca non era ancora nata la parola “motoryacht”, e in quello scafo affusolato e regale sono passate figure come la Regina Madre, Lady Diana e Giorgio V. Il suo ultimo custode fu un nobile inglese, amico intimo della famiglia reale, che la mantenne per decenni prima che tempo e forze lo costringessero ad abbandonarla.

La trovò, coperta di polvere, l’architetto navale Alessandro Vismara, in un remoto angolo di Burnham-on-Crouch, la “Portofino inglese”. E come spesso accade quando si incontra la bellezza vera, se ne innamorò e promise: «La riporterò in mare entro il 2025». Promessa mantenuta.

Ma ciò che fa di questa impresa qualcosa di unico non è solo la barca. È la comunità che l’ha resa possibile. Un cantiere aperto dove ogni componente del team ha portato la propria eccellenza in un’alchimia rara. È qui che entrano in scena gli “Artieri del Mare”, un nome antico, rinascimentale, recuperato da Vismara per onorare uomini e donne che non sono semplici specialisti, ma creatori.

Tra questi, Giorgio Ferluga e Lorenzo Luxich, maestri d’ascia triestini, Paolo, Alessandro, Matteo “l’ingegnere aerospaziale”, Roberto, Michele, Matias e Luca, vera anima della ricostruzione, che ha richiesto di far tornare Undine un guscio nudo dentro e fuori per poi ripartire da zero. «Ogni pezzo, ogni tavola, ogni curva - spiega Vismara - è stata curata come un’opera d’arte. E poi gli impianti “aggiornati” da Stefano e Andrea, e la meccanica e del Gardner marino del 1926 (Il motore originariamente era a vapore), restaurato come un pezzo da museo dalle sapienti mani di Gianpaolo e Sergio. Le verniciature meticolose di Elena e Michele.

Le tappezzerie raffinate di Eva. I dettagli in bronzo di Cherin. Le vele d’epoca firmate Davide Innocenti. Undine è lunga 22 metri, stretta solo 3, al suo interno conserva la nobiltà del suo passato: il salone a poppa per l'aristocrazia, la sala macchine illuminata, le nuove cabine ricavate là dove un tempo si conservava il carbone.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto