Omicidio di Gemona: il luogo del delitto e la sedazione, i punti ancora da chiarire

Le risposte dagli esami e dagli interrogatori: la madre è stata già ascoltata. Nel garage e nella casa non sono state trovate tracce di sangue

Gli inquirenti mentre spostano la Panda bianca di Alessandro Venier, perché l’auto si trovava davanti al cassonetto nel quale c’erano i resti dell’uomo (Foto petrussi). Nei tondi, in alto Maylin Castro Monsalvo, compagna di Venier; in basso, Lorena Venier, madre della vittima
Gli inquirenti mentre spostano la Panda bianca di Alessandro Venier, perché l’auto si trovava davanti al cassonetto nel quale c’erano i resti dell’uomo (Foto petrussi). Nei tondi, in alto Maylin Castro Monsalvo, compagna di Venier; in basso, Lorena Venier, madre della vittima

Dov’è stato ucciso Alessandro Venier? E come sono divise, rispettivamente, le responsabilità della madre e della compagna dell’uomo, che avrebbero già confessato l’omicidio? Sono questi, tra gli altri, i punti da chiarire sul delitto di Gemona, in cui ha perso la vita Alessandro Venier, 35 anni, i cui resti sono stati rinvenuti in un cassonetto coperti dalla calce, nel garage della casa di via dei Lotti in cui i tre vivevano, insieme alla figlia di pochi mesi. 

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Molti di questi dubbi, si spera, possano essere fugati nelle giornata di venerdì, quando anchela compagna della vittima, Maylin Castro Monsalvo, sarà ascoltata dagli inquirenti nell’interrogatorio di garanzia, dopo che l’altra donna arresta, Lorena Venier, madre di Alessandro, è già comparsa davanti al pubblico ministero nella serata di giovedì. 

Il luogo del delitto

Tra le risposte più importanti su cui gli inquirenti stanno lavorando in queste ore, c’è quella sul luogo dove Venier è stato ucciso. All’interno del garage dove erano stati occultati i resti, infatti, non sono state trovate macchie di sangue.

Sembrerebbe che la stanza sia stata ripulita, così come lo sia stato l’appartamento, sempre che il delitto si sia consumato in uno di questi due luoghi. Al momento, non si esclude nessuna ipotesi.

La sedazione 

Altro punto che in queste ore si sta cercando di capire riguarda la sedazione precedente all’omicidio. Prima del delitto, sembra infatti che le due donne abbiano stordito Venier con dei farmaci, forse somministrati nel tentativo di renderlo inoffensivo. 

Medicinali che, secondo quanto ricostruito, erano già presenti in casa in quanto la compagna di Venier ne faceva uso a causa di una depressione post partum per la quale era seguita dal locale centro di salute mentale.

Omicidio a Gemona, i rilievi nel garage dove sono stati trovati i resti della vittima

Molte risposte, in questo caso, arriveranno dall’esame autoptico sui resti di Venier, che sarà eseguito nei prossimi giorni. In base ai risultati la Procura potrà ricostruire sulla base di elementi scientifici le cause del decesso e la presenza (e la quantità) di eventuali sostanze narcotiche nel sangue.

 Su questo punto, il procuratore aggiunto facente funzioni Claudia Danelon ha invitato alla prudenza: «Per il momento si tratta soltanto di illazioni che non possono essere confermate fino a quando non saranno ascoltate le due persone» che si sono auto-incolpate del delitto.

Il movente

Stando alle prime ipotesi investigative, dietro l’omicidio ci sarebbe una lite, l’ennesima, scoppiata durante una cena. Venier, a cui madre e compagna da tempo contestavano il mancato supporto nelle faccende domestiche, si sarebbe rifiutato di preparare la cena, e da ciò sarebbe scaturita una discussione dai risvolti drammatici: l’uomo avrebbe tentato di aggredire le due donne, che, a loro volta, lo avrebbero sedato e poi ucciso.

Ma anche in questo caso, dagli investigatori filtra massima prudenza sull’esatta definizione del movente: dagli interrogatori delle due donne si spera emerga qualche certezza in più. 

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