Omicidio di Gemona, negato l’ingresso in carcere allo psicologo di Mailyn

L’avvocato Federica Tosel ha raccontato che al professionista non è stato consentito l’accesso all’Ilcam di Venezia: «Un fatto inaccettabile»

Alessandro Venier, 35 anni, insieme a Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni
Alessandro Venier, 35 anni, insieme a Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni

Aveva appuntamento per incontrare Mailyn Castro Monsalvo, indagata dell’omicidio del compagno Alessandro Venier avvenuto a Gemona, ma ha trovato chiuse le porte dell’Istituto a custodia attenuata per madri (Icam) di Venezia. È quanto accaduto sabato mattina allo psicologo e criminologo Edoardo Genovese, consulente tecnico incaricato dall’avvocato Federica Tosel, che difende la donna colombiana detenuta proprio in laguna. Ed è stata la stessa Tosel a denunciare l’accaduto, parlando di «un fatto inaccettabile».

Una situazione avvenuta, prosegue l’avvocato, «nonostante l’istituto penitenziario si fosse interfacciato con la Procura di Udine». Ad agosto, la difesa di Monsalvo (indagata insieme alla cognata Lorena Venier) aveva nominato come propri consulenti sia Genovese che lo psichiatra Marco Stefanutti. Atto, questo, che consente agli incaricati di poter svolgere il loro lavoro per difendere l’assistita.

Giunti sull’Isola della Giudecca, però, è stato impedito allo psicologo (accompagnato da Tosel) di accedere alla struttura penitenziaria. «Non posso che esprimere profonda indignazione – prosegue la legale – per un episodio che non solo ostacola il diritto di difesa, ma lede anche la dignità stessa del procedimento penale. Siamo professionisti abituati al rispetto delle regole e pretendiamo lo stesso rispetto dalle istituzioni. Chiederemo spiegazioni formali e adotteremo ogni iniziativa necessaria affinché simili episodi non si ripetano mai più».

Episodio che si è concretizzato proprio mentre i difensori della ragazza si erano recati al carcere femminile dell’Isola della Giudecca per incontrarla. Dopo aver atteso per tre ore, senza che Genovese fosse autorizzato a varcare i cancelli, non hanno potuto far altro che rinunciare. «Mailyn – sottolinea ancora Tosel – è molto fragile». L’incontro di sabato sarebbe stato infatti il primo tra la giovane colombiana e lo psicologo, un momento ritenuto fondamentale per comprendere le condizioni psicologiche dell’indagata e per costruire una linea difensiva solida.

«La difesa non è una concessione: è un diritto costituzionalmente garantito. E nessuno può permettersi di calpestarlo» conclude l’avvocato. Dal canto suo, il sostituto procuratore Giorgio Milillo, titolare del fascicolo sull'omicidio, spiega di essere rimasto all’oscuro dell’accaduto per tutta la giornata di sabato: «Nessuno mi ha chiamato. Mi dispiace per quanto accaduto, ma non è stata una situazione dipesa da me. Se mi avessero chiamato, avrei risposto che l’avvocato era stata autorizzata dal giudice»

Nel frattempo, lo stesso pubblico ministero attende di poter interrogare la giovane sudamericana, dopo che già ad agosto la sua difesa aveva comunicato alla Procura che l’assistita si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere, proprio per il suo stato di fragilità. 

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