L’incontro in Colombia, la laurea e la malattia: Mailyn e Alessandro, la vita a Gemona prima del delitto
Avviate le pratiche per l’adozione della neonata da parte dei genitori della donna. Un parente dalla città natale della trenteenne: «Vogliamo starle accanto»

Mailyn Castro Monsalvo ha conosciuto Alessandro Venier nel 2021 a Barranquilla, cittadina portuale della Colombia a pochi chilometri dal mar dei Caraibi. Un anno dopo è avvenuto il trasferimento in Friuli, nella casa di via dei Lotti 47, a Gemona. Il luogo in cui, lo scorso 25 luglio, si è consumato uno dei delitti più efferati che il Friuli ricordi. Mailyn, diventata mamma da pochi mesi, insieme alla suocera Lorena Venier, 61 anni, di professione infermiera, avrebbe ucciso il compagno Alessandro, 35enne, facendolo a pezzi e gettando i suoi resti ricoperti di calce viva in un bidone di plastica. Per questo le due donne sono state arrestate con l’accusa di omicidio pluriaggravato, vilipendio e occultamento di cadavere.
I media colombiani
Il delitto di Gemona ha avuto un’ampia eco anche sui media colombiani. Sui quotidiani online El Tiempo e El Heraldo, ad esempio, si parla dell’omicidio dando spazio alle reazioni della comunità locale e ai rapporti tra Mailyn e la sua città natale. La 30enne si era laureata in Psicologia l’Universidad de la Costa (Cuc) di Barranquilla, potendo contare su una borsa di studio statale.
Tra il 2020 e il 2021 aveva lavorato nell’ufficio del sindaco di Puerto Colombia, occupandosi di mettere a punto le strategie per contenere il virus Covid-19. Poi sono cominciati ad affiorare i primi problemi di salute, legati sempre a una forma di depressione, che ne hanno condizionato la carriera professionale.
I media colombiani fanno riferimento al contenuto di una lettera che Maylin avrebbe scritto per annunciare le sue dimissioni: «Il superlavoro mi ha logorata, provocando un attacco d’ansia, un episodio depressivo e problemi di salute generali». Problemi ripresentatisi dopo la nascita della sua bimba, nel gennaio di quest’anno. A Puerto Colombia la 30enne è ricordata come una giovane professionista impegnata nel sociale. «È una tragedia che nessuno si aspettava. Si è dimostrata una donna dolce e molto dedita al sociale», ha detto un ex collega.
La sorte della bimba
«Il tribunale dei minori ha dato inizio al procedimento per valutare l’idoneità della famiglia allargata materna a prendersi cura della piccola». Questo l’ultimo aggiornamento dato da uno degli avvocati di Mailyn, Federica Tosel (l’altro è Francesco De Carlo), rispetto alle sorti della figlioletta di pochi mesi che la 30enne ha avuto con Alessandro Venier: «Il tribunale ha richiesto al consolato colombiano in Italia di assumere ogni necessaria informazione – ha aggiunto il legale –. Nel frattempo la minore resterà affidata ai servizi sociali e collocata in una casa famiglia».
I nonni materni
A farsi avanti per l’adozione della piccola sono stati i genitori di Mailyn (e mamma Patricia in particolare), che vivono nel quartiere di Loma Fresca. La famiglia, come riportato dai giornali colombiani, ha avviato una raccolta fondi per far fronte alle spese di viaggio e di permanenza in Italia, oltre che per le spese legali. «Non sappiamo cosa sia successo veramente, ma vogliamo stare accanto alla nostra Mailyn», ha dichiarato un familiare.
Un altro parente della donna ha raccontato come è arrivata la notizia in Colombia: «È stata una notizia molto difficile da elaborare. Abbiamo appreso quanto accaduto il 31 luglio, data del ritrovamento del corpo di Alessandro e da allora abbiamo iniziato a seguire la vicenda. L’abbiamo saputo tramite i notiziari in Italia. Un parente in Europa si è imbattuto nella notizia e ce l’ha riferita prima che arrivasse in Colombia».
Sul rapporto con Alessandro, il parente ha aggiunto: «Non sapevamo molto di lui. In questi tre anni di permanenza in Italia Mailyn ha mantenuto contatti minimi con i suoi genitori». Rispetto alle violenze subite dal compagno, sempre il familiare ha chiarito: «Abbiamo parlato con lei, ma non sapevamo cosa stesse realmente succedendo. Dopo l’accaduto diversi amici intimi ci hanno detto di sapere che era stata vittima di abusi fisici e psicologici». I media colombiani hanno fornito altri elementi utili: «Dopo aver avuto la bambina, voleva venire, ma non poteva lasciare l’Italia senza il permesso del padre. Voleva che la sua famiglia conoscesse la piccola».
Le indagini
Sul fronte delle indagini sarà determinante quanto accadrà la prossima settimana. Martedì, in Procura, avverrà il conferimento formale dell’autopsia sui resti di Alessandro, e lo stesso giorno cominceranno i rilievi nella villetta degli orrori, a Gemona, da parte dei Ris di Parma e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Udine. Si cercano conferme agli elementi forniti da Lorena durante i suoi due interrogatori davanti al pm Giorgio Milillo e al gip Mariarosa Persico
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