L’allenatore Ulivieri si schiera con De Toni: «Parole coraggiose, Netanyahu fa paura»
L’Aiac ha chiesto alla Figc di escludere Israele da tutte le competizioni sportive internazionali: «La Fifa attende i governi, ma per noi Tel Aviv andrebbe esclusa»

«Non c’entra la politica, c’entra il sentimento. Parliamo di vite umane, di dolore, di morti. La lettera con cui abbiamo chiesto alla Federcalcio di prendere posizione su Gaza e sull’esclusione di Israele dalle competizioni internazionali è un urlo. Abbiamo urlato e siamo con chi in questi mesi sta urlando».
Renzo Ulivieri, 84 anni, è presidente dell’Associazione italiana degli allenatori dal 2006, anno in cui ne ereditò la guida da Azeglio Vicini. Mai stato uomo da scala di grigi, il tecnico di San Miniato: o bianco o nero, ma se c’è proprio da scegliere meglio ancora il rosso. «Sono comunista, non l’ho mai nascosto». Sulla strada (già in salita) che porta al Mondiale americano dell’anno prossimo gli Azzurri di Gattuso incroceranno due volte la nazionale israeliana: lunedì a Debrecen, il 14 ottobre allo stadio Friuli di Udine, in un remake (esattamente 365 giorni dopo) della sfida di Nations League giocata nel capoluogo friulano.
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Mister, il sindaco di Udine De Toni ha chiesto di rinviare la partita.
«Beh, è una presa di posizione coraggiosa. Specie perché ha addotto motivazioni morali, oltre a quelle, sacrosante, che riguardano l’ordine pubblico».
Assoallenatori è andata oltre.
«Abbiamo chiesto alla Figc di portare all’attenzione di Fifa e Uefa la nostra richiesta di rimuovere Israele dalle competizioni internazionali. A quel punto, naturalmente, Italia-Israele non si giocherebbe».
Segnali dalla Federcalcio?
«Ci è stato detto che trasmetteranno la nostra posizione. Del resto è successo già in molte occasioni che nazionali coinvolte in guerre venissero estromesse dalle competizioni internazionali, da ultimo con la Russia. A meno che non vengano messe in campo altre valutazioni, che non mi garbano».
Gli allenatori sono tutti allineati? A livello locale, almeno in Friuli Venezia Giulia, qualche distinguo pare esserci.
«Il consiglio direttivo è stato compatto: dopo i miei vice Camolese, Vossi e Perondi, hanno preso la parola tutti i componenti, con pensieri che mi hanno commosso. Non ce n’è stato uno che si sia sfilato. E ho fatto anche un giro di chiamate con gli allenatori di serie A e serie B per sentire il loro parere: a parte Runjaic dell’Udinese e Gilardino del Pisa, che erano impegnati e non mi hanno risposto, gli altri si sono quasi tutti espressi a favore della nostra iniziativa».
E il commissario tecnico Gattuso l’ha sentito?
«No. L’allenatore della Nazionale deve richiamarsi agli indirizzi della Federazione. E se la Fifa e la Figc ti dicono “vai in campo”, Gattuso mica può rifiutarsi».
Il ministro Salvini ha detto: «Gli allenatori facciano gli allenatori».
«Non è che chi fa l’allenatore si deve dimenticare di essere cittadino del mondo. Cosa significa? Gli sportivi non possono avere un’idea? Eravamo consapevoli che questa nostra presa di posizione avrebbe preso una piega politica: sapevamo che qualcuno da destra ci avrebbe attaccato e che qualcun altro da sinistra ci avrebbe detto che siamo bravi. Ma qui la politica non c’entra, c’entrano i sentimenti».
E lei che sentimenti prova in questo momento?
«Sono un cittadino che ha paura. Trump mi fa paura, Putin mi fa paura, Netanyahu uguale. Mi pare che l’Occidente sia in mano a questi pazzi: a Gaza non c’è una guerra, è in corso un genocidio. Noi come allenatori ci siamo impegnati, siamo andati per tre anni al campo profughi di Shatila (a sud di Beirut: ospita quasi 10 mila profughi palestinesi, ndr), conosciamo bene le questioni di cui parliamo».
Da Fifa e Uefa era lecito attendersi un atteggiamento più deciso nei confronti di Israele?
«Credo che attendano i governi, la politica, per andare sul sicuro».
E il nostro governo, come si sta muovendo?
«Come gran parte dell’Occidente, che fa le corse per sedere più vicino possibile a Trump».
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