Tiberi guida l’Italia al Giro 2025: tra ambizioni di podio e l’eredità di Nibali
Dopo il quinto posto e la maglia bianca nel 2024, il 23enne laziale della Bahrain punta al salto di qualità nella sfida tra Roglic e Ayuso, mentre Ciccone, Pellizzari e Piganzoli alimentano la speranza azzurra

L'Italia non vince il Giro da Nibali 2016 e, dal ritiro del campione siciliano, è alla disperata ricerca di un talento da corse a tappe.
Il movimento tricolore confida di averlo trovato in Antonio Tiberi, quinto posto impreziosito dalla maglia bianca alla corsa rosa 2024. Facile intuire che al Giro 108 le attenzioni, in chiave azzurra, saranno riposte anzitutto sul 23enne laziale della Bahrain Victorious, al via da Durazzo con l’obiettivo dichiarato di puntare al podio.
«Lo scorso anno, al suo primo grande giro da capitano, puntavamo alla top five e l’abbiamo centrata», esordisce il friulan-veneto Franco Pellizotti, direttore sportivo alla Bahrain, «stavolta crediamo sia possibile un passo avanti: il podio, almeno il terzo posto, è alla portata. Dietro al duello Roglic-Ayuso, possiamo inserirci noi. La maglia bianca? Più difficile, c’è pure Ayuso».
L’unica incognita, se tale possiamo definirla, sono i problemi gastrointestinali che hanno costretto Tiberi al ritiro (già alla seconda tappa) dal Tour of the Alps, impedendo al frusinate di mettere nelle gambe preziosi chilometri e dislivelli in ottica Giro.
Ritiro che ha imposto una revisione del programma di avvicinamento alla festa di maggio: niente altura, ma ultimo step della preparazione in Toscana con l’allenatore Michele Bartoli e il compagno Damiano Caruso. A infondere fiducia al ds Pellizotti è il fatto che Tiberi sia tornato in bici quasi subito, due giorni dopo l’abbandono all’ex Trentino.
«L’incognita potrebbe essere legata alla prima settimana del Giro, forse gli mancherà la brillantezza che gli avrebbe garantito l’intero percorso del Tour of the Alps», spiega l’ex pro di Mareno, «ma la corsa rosa si deciderà nella terza settimana, avrà il tempo per venire fuori. Il tutto non sottovalutando, però, l’inizio in Albania: subito esigente, la crono sarà fondamentale».
La scelta della trasferta in Lucchesia trova una spiegazione precisa: «L’altura avrebbe avuto senso se Tiberi avesse avuto un avvicinamento senza intoppi. In Toscana ha potuto fare allenamenti specifici e fuorigiri».
Di certo Caruso, già secondo al Giro 2021 e sesto nella generale al Tota 2025, sarà figura determinante per un ulteriore step di crescita del giovane laziale, che per il carattere riservato e i toni misurati ricorda tanto Nibali: «Un Caruso così in condizione servirà tanto per Antonio». Le tappe decisive? Per Pellizotti saranno San Valentino, Champoluc e Sestriere.
Nel contesto di un Giro con due grandi favoriti, Roglic e Ayuso, ma anche con quotati outsider: «Mikel Landa o Richard Carapaz potrebbero rivelarsi ago della bilancia». Agli arrivi citati potrebbe mirare l’abruzzese Giulio Ciccone, lanciatissimo dal secondo posto alla Liegi dominata dal fenomeno Pogacar. Traducendo: primo degli umani dopo l’extraterrestre.
Ultimo italiano a vestire la maglia gialla (tre giorni nel 2019), non è mai riuscito ad avere continuità nelle tre settimane: lo scalatore della Lidl-Trek, nella piena maturità con i suoi 30 anni, può farsi largo per il podio di Roma dietro la scontata sfida Roglic-Ayuso? Più probabile vederlo cacciatore di tappe. Il proporsi già in grande forma (Liegi) due settimane prima dello start del Giro, potrebbe rivelarsi un handicap.
«Sta andando forte, ma non ha mai dato dimostrazione di tenuta nell’arco di un intero giro», osserva Pellizotti. Da cerchiare i nomi di Davide Piganzoli, 22enne valtellinese della Polti di Ivan Basso e Alberto Contador (13º al Giro 2024, secondo migliore italiano), e Giulio Pellizzari, 21enne marchigiano, secondo sul Monte Pana alla corsa rosa 2024 e 14° allo scorso Lombardia.
I giochi di squadra gli tarperanno un po’ le ali, essendo Roglic suo capitano alla Red Bull. Ma può imparare tanto e fare tesoro della vicinanza al campione sloveno. «Gli auguro di essere l’ultimo uomo di Primoz in salita», riflette il diesse di Tiberi. Le tattiche, prim’ancora che in corsa, sono nei commenti della vigilia.
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