Fibromialgia, così la realtà virtuale allevia il dolore: lo studio pilota dell’Università di Udine
Un ambiente immersivo guidato dalla respirazione riduce del 51% il dolore nei pazienti: la nuova frontiera delle Immersive Therapeutics

Si può ridurre il dolore cronico provocato dalla fibromialgia attraverso la respirazione profonda (diaframmatica) insegnata ed eseguita in un ambiente virtuale immersivo. Lo dimostra uno studio pilota condotto dall’Università di Udine con l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc). La percezione del dolore viene mitigata grazie all’applicazione ideata dall’ateneo che fa vivere un’esperienza rilassante e attiva, con un controllo in tempo reale dei parametri fisiologici.
I risultati
Lo studio ha coinvolto venti pazienti. Dieci del gruppo sottoposto a cinque sessioni dell’ambiente virtuale. E dieci del gruppo di controllo, cioè non trattato inizialmente, utilizzato per comparare e valutare l’impatto terapeutico dell’esperienza immersiva. Al termine, il gruppo trattato ha registrato un miglioramento complessivo del dolore del 51% rispetto al gruppo di controllo e del 40% nell’impatto della fibromialgia sulla qualità della vita. Il disegno del protocollo è stato ideato per sperimentare la realtà virtuale in tutti e venti i pazienti, applicando la realtà virtuale in tempi diversi a entrambi i gruppi. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica internazionale Acr Open Rheumatology, edita dall’American College of Rheumatology.
Gli autori
La ricerca è stata realizzata da un gruppo congiunto dello Human–Computer Interaction Lab del Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’ateneo e della clinica di reumatologia dell’Asufc. Il team è composto dai coordinatori, i direttori del laboratorio, Luca Chittaro, e della clinica, Luca Quartuccio, che dirige anche la Scuola di specializzazione in Reumatologia dell’Università di Udine, e da Sofia Cacioppo, Simone Longhino e Marta Serafini.
Il “trattamento” immersivo
Il laboratorio dell’ateneo friulano ha creato un’esperienza nella quale i pazienti, indossando un casco, si immergono in un mondo di tipo fantasy, nel quale si svolge una storia fantastica a lieto fine. Inoltre, indossano dei sensori fisiologici che misurano la respirazione, l’attività cardiaca e la conduttanza della pelle. L’applicazione mappa questi parametri fisiologici negli eventi che accadono nel mondo fantasy. L’esperienza è poi strutturata come una serie di episodi legati a una narrativa che il paziente fa evolvere attraverso dei cambiamenti della propria fisiologia. Questi cambiamenti si ottengono con una tecnica di respirazione lenta e profonda.
«Quindi – spiega il professor Chittaro – se la persona applica bene la tecnica di respirazione controllata insegnata nella realtà virtuale, la storia evolve e il mondo virtuale diventa più bello, anche graficamente, rinforzando l’apprendimento della tecnica per far diminuire la percezione del dolore».
Lo studio, sottolinea il professor Quartuccio, «dimostra la fattibilità e il promettente potenziale della realtà virtuale immersiva per il trattamento della fibromialgia e suggerisce che questa applicazione può migliorare l’efficacia del biofeedback, cioè dei parametri di tensione muscolare, pressione e frequenza cardiaca del paziente, favorendo un’esperienza più coinvolgente e rilassante».
Questa applicazione utilizzata nella ricerca, spiega Chittaro, «fa parte di una serie di sistemi di realtà virtuale realizzati nello Human-Computer Interaction Lab che appartengono a una nuova area di ricerca internazionale chiamata Immersive Therapeutics, cioè l’uso della realtà virtuale da parte dei pazienti per trattare problematiche specifiche».
D’altra parte, evidenzia Quartuccio, «la gestione del dolore cronico muscoloscheletrico in generale e del dolore nociplastico, cioè causato da un’alterazione nella percezione e nell’elaborazione del dolore da parte del sistema nervoso centrale, in particolare della fibromialgia, richiede sempre più un approccio multidisciplinare, integrando le innovazioni tecnologiche e gli interventi non farmacologici. L’utilizzo della realtà virtuale immersiva rappresenta una nuova frontiera in questo contesto clinico, potendo sintetizzare diversi approcci alternativi al farmaco».
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