Elicottero precipitato sull’Appennino, fu errore umano: il pilota volava troppo basso nella nebbia
Conclusa l’inchiesta sui sette morti dell’elicottero precipitato tra Lucca e Resana. «Valutazione del meteo non corretta da parte del pilota», il padovano Levorin

È stato un errore del pilota a causare il drammatico incidente aereo che il 9 giugno del 2022 costò la vita a lui stesso, Corrado Levorin, 33 anni, padovano di Polverara, e a tutti i sei passeggeri del velivolo decollato dalla Versilia per atterrare a Resana.
L’errore è stato sottovalutare le condizioni meteorologiche durante il volo verso la provincia di Treviso, una scelta che lo ha portato a volare troppo basso in un’area nebbiosa dove gli alberi erano troppo alti, finendo con impattare contro uno di questi e perdere il controllo del velivolo.
È questa la conclusione dell’inchiesta avviata tre anni fa dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo incrociando l’esame dei rottami del velivolo, testimonianze, filmati postati dagli stessi passeggeri sulle chat prima dello schianto e anche la testimonianza resa da un pastore che si trovava nella zona del Monte Cusna, nel reggiano, e venne sorvolato dal velivolo che poco dopo si sarebbe schiantato.
Il volo, la scomparsa, i morti
L’elicottero era decollato dall’aeroporto Tassignano di Capannoni (Lucca)con destinazione l’elisuperficie occasionale di Castelminio di Resana, ovvero uno spiazzo non utilizzato stabilmente come area di atterraggio e decollo dei velivoli ma solo in alcune occasioni di volo privato.
Il velivolo aveva preso quota verso le 9.30 con a bordo Levorin – considerato un pilota attento ed esperto, alle spalle (da certificati) 695 ore di volo totali su elicottero –, quattro turchi e due libanesi, tutti provenienti dalla fiera della carta di Lucca (iT’s Tissue ).
Il loro doveva essere un viaggio andata-ritorno per la provincia di Treviso, ma a distanza di poco dalla partenza l’elicottero e i suoi occupanti sono spariti senza che scattasse alcun allarme elettronico.
L’allerta è partita da Resana, quando l’elicottero ha iniziato a tardare l’arrivo e tutti cellulari risultavano irraggiungibili, sia quello del pilota che dei passeggeri. Da lì le ricerche, durate due giorni, fino a quando un escursionista non ha individuato dei rottami in un canalone, in località Rio Lama, prossimo al Monte Cusna in provincia di Reggio Emilia. L’elicottero era a pezzi, bruciato; nessuno degli occupanti – hanno stabilito poi le autopsie – era sopravvissuto all’impatto.
L’indagine
Dall’analisi dei reperti informatici, i tecnici hanno potuto escludere si sia trattato di un guasto tecnico. Non è stato evidenziato infatti «nessun warning o caution significativo nei voli precedenti» scrivono nell’inchiesta, «e pure durante i circa 20 minuti dell’ultimo volo».
Dalle audizioni di tutti i responsabili della gestione del velivolo, così come delle persone che avevano condiviso le ultime ore del pilota, è emerso come l’elicottero fosse in regola con le manutenzioni, avesse effettuato i rifornimenti del caso e il 33enne padovano non avesse dato segno né di malesseri né di problemi (negativi gli esami tossicologici sulla salma).
L’indagine si è concentrata così sul tracciato, lo stesso fatto nei due giorni precedenti dall’elicottero, “noleggiato” per fare la spola tra Lucca e Resana trasportando potenziali clienti della E80 Group, società di ingegneria di Reggio Emilia.
Quel giorno, hanno ricostruito gli ispettori, l’appennino tosco emiliano era coperto da nubi, il pilota ha seguito la stessa rotta dei giorni precedenti ma una volta salito in quota si sarebbe trovato davanti scarsa visibilità.
«È probabile» riporta l’inchiesta, «che il pilota abbia cercato di tenersi al di sotto del fronte nuvoloso effettuando una traiettoria di volo di poco superiore alla vegetazione circostante» seguendo la gola del Monte Cusna. «Nel mantenere questa traiettoria è possibile ritenere che il rotore principale abbia impattato due faggi ad alto fusto». È seguita «verosimilmente» la perdita del rotore di coda, la caduta verticale. Poi l’incendio.
Sul posto sono stati trovati due alberi ad alto fusto tranciati in quota. «La distribuzione dei rottami ed i danni alla vegetazione interessata sono indicativi di un impatto avvenuto con elevata potenza applicata al rotore principale».
Le conclusioni
L’incidente è avvenuto «in seguito ad una valutazione non corretta da parte del pilota delle condizioni meteorologiche presenti nella zona dell’incidente dove la visibilità era limitata e, verosimilmente, inferiore alle minime» conclude l’Agenzia i cui documenti sono a disposizione delle società e dei familiari delle vittime.
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