Tra tende, ragù e fratellanza: la vita negli accampamenti degli alpini a Biella

Dalla colazione con i muffin fatti in casa al pranzo con pasta al ragù: nei campi delle penne nere del Nordest si respira spirito di comunità, memoria e accoglienza. E i bambini del paese portano torte con scritto “Viva gli alpini”

Viviana Zamarian

La giornata negli accampamenti degli alpini inizia presto. C'è la colazione da preparare. "Ecco i muffin preparati da mia moglie Fausta" racconta il capogruppo degli alpini di Adegliacco e Cavalicco (Sezione Udine) Franco Petrigh. Le brandine sono già state rimesse a posto, fuori il cielo di Biella preannuncia l'arrivo della pioggia. Nel campo allestito vicino al campo di rugby incontriamo tante penne nere del Nord Est.

Adunata degli alpini, come si vive negli accampamenti dove la parola d'ordine è amicizia

Nella tenda vicino ci sono gli alpini di Fratta della sezione di Oderzo. Ivan De Bianchi si fa portavoce dei valori alpini: "È uno stile di vita, è fratellanza e condivisione".

Ci spostiamo a Occhieppo Superiore. Qui si sono accampati gli alpini di Pinzano (Sezione di Pordenone). È ora di pranzo e la pasta al ragù è già pronta. Remigio Clarin, la colonna portante, ci accoglie. Con la generosità che contraddistingue le penne nere.

"Abbiamo ricevuto una accoglienza straordinaria - racconta -. Alcuni bambini sono venuti a portarci una torta con scritto "Viva gli alpini". Accanto a loro e con gli alpini del gruppo di Arcade (Sezione di Treviso).

Dall’autogrill agli accampamenti, viaggio verso l’adunata di Biella tra canti, tradizioni e prodotti del cuore

Il cappello degli alpini

All’accampamento degli alpini di Carpacco, l’amore per la penna nera è una vera questione di famiglia. Michele Bello è papà di Paolo e fratello di Mauro, che racconta con orgoglio come diventò alpino a soli 13 anni: “Durante un’Adunata a Treviso mio fratello mi mise il cappello, e da lì non l’ho più tolto”. Da quel gesto simbolico è nata una passione che ha portato Mauro a diventare volontario negli alpini a Cividale. Ora questo spirito viene trasmesso al più giovane del gruppo, Paolo, 15 anni: “Gli alpini per me sono tutto. Ci sono cresciuto, è una tradizione che ho nel cuore”. A Biella, la continuità di un’identità che si rinnova.

Tre generazioni e un cappello: quando la tradizione alpina è di famiglia

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto